BIBLIOTECA IN AUTOGESTIONE – Un progetto per fare qualcosa di bello e utile per il mio paese

Incuriositi dal titolo del quotidiano  L’Arena – giornale locale di Verona –  di qualche settimana fa:  “A RALDON PARTE LA BIBLIOTECA IN AUTOGESTIONE” abbiamo incontrato Rosetta Ambroso, una delle due insegnanti che hanno lanciato il progetto

L’idea com’è nata?

A monte ci sono due forti motivazioni: la passione per la cultura e il desiderio di fare qualcosa di bello e utile per il mio paese. Quando lavoravo – ho insegnato nella scuola primaria per 42 anni – non ho avuto il tempo di potermici dedicare, ma ora che sono in pensione…  Un giorno, mentre sfogliavo in internet il giornale “Avvenire”, ho trovato un articolo di Luca Tentori che parlava della libreria “Libri liberi” di Bologna “dove non si vende ma si regala”. Ne ho parlato con la mia amica Grazia Filippi – mia collega di classe per 32 anni, laureata in lettere moderne e appassionatissima di libri – e siamo andate a vederla. Nel ritorno, in treno, abbiamo pensato che una cosa simile avremmo potuto farla nascere anche a Raldon. E da lì è partito tutto.Coinvolgere la mia collega è stato come sfondare una porta aperta, perché da sempre lei aveva in cuore il sogno di una biblioteca.

Ho saputo che avete mosso i primi passi proponendo il vostro sogno al parroco; perché proprio a lui e la sua risposta?

D’accordo con Grazia, ne ho parlato con il Parroco, don Fabrizio Mafessanti, che ha accolto l’idea e mi ha invitato a presentare l’iniziativa al Consiglio Pastorale parrocchiale che  l’ha subito accolta con favore! C’era quindi bisogno di un luogo fisico che potesse ospitarci e la parrocchia poteva venirci incontro. Poi  un altro motivo, che io metterei al primo posto: pensiamo che la parrocchia sia, almeno qui e ora, il luogo che meglio può esprimere, accogliere e raccogliere la comunità. Don Fabrizio ha accolto e appoggiato subito la nostra proposta; del resto lui è sempre stato dell’idea che la parrocchia debba avere anche un suo volto culturale. La nostra iniziativa è un piccolo seme da cui potrebbero germogliare poi altre realtà a servizio del paese.

Piccolo seme e altre realtà a servizio del paese: ci puoi spiegare meglio??

Ancora di preciso non lo sappiamo, perché dipende anche da come la nostra “biblioteca” incontrerà il favore e gli interessi della gente. Di sicuro vorremmo che essa diventasse un punto di incontro fra le persone, uno spazio fisico in cui – con la scusa dei libri o proprio grazie ai libri – poter condividere, se lo si desidera, qualcosa di noi in modo reale e non virtuale.

Nell’articolo de L’Arena si parla di una “biblioteca in autogestione”: in pratica, cosa significa?

Più che una “biblioteca” sarà una specie di “libreria”, anche se i libri non si pagheranno: ognuno potrà liberamente prendere un libro, lasciandone, se lo desidera, uno in cambio. Quello che prenderà, una volta letto, se lo potrà tenere per sempre o lo potrà riportare. Nell’economia comunitaria, il saldo fra dare e avere dovrebbe rimanere in equilibrio.

Senza nessun obbligo di restituzione non ci sarà il pericolo di svuotarla velocemente, o che qualcuno se ne approfitti, prendendo senza mai dare qualcosa in cambio?

Certo! Massima libertà sia nel dare che nel prendere i libri, che saranno timbrati e custoditi, ma non registrati. Certo è un po’ una scommessa, anche se l’esempio della libreria di Bologna ci incoraggia. Tuttavia, crediamo che alcuni valori, quali l’impegno disinteressato, la condivisione, la responsabilità rispetto al bene comune, siano ancora avvertiti e scelti come importanti da tante persone del nostro paese.

Da quanto abbiamo letto sul giornale la cosa si è diffusa velocemente. Il segreto di questo risultato?

Abbiamo pubblicato su una pagina facebook del nostro paese una lettera nella quale illustravamo il progetto, e subito abbiamo avuto molti consensi, incoraggiamenti e commenti positivi. Forse è nato da lì l’interesse del giornalista de L’Arena, che ha poi scritto l’articolo che ci ha fatto molta pubblicità. Contemporaneamente, ha funzionato – e sta funzionando – il passaparola fra le nostre amicizie e conoscenze.

Come vi state muovendo e quando prevedete di aprire?

La prima cosa da fare è raccogliere un bel numero di libri. Ancora una volta il Parroco ci è venuto incontro mettendoci a disposizione dei locali nei quali depositare i libri man mano che arrivano. Stiamo raccogliendo libri di qualsiasi tipo e per tutte le età, tranne le enciclopedie. Il punto di raccolta è presso la canonica della parrocchia, aperto dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 11. Abbiamo anche attivato un numero di cellulare – 371 3809997- : via whatsapp le persone possono contattarci per informazioni o comunicazioni. Speriamo di aprire entro Natale, e già molte persone ci stanno chiedendo di venire a prendere dei libri, ma… il locale non è ancora pronto, e siamo ancora in fase di raccolta e catalogazione dei volumi ricevuti.

Arriveranno numerosi libri: organizzare i diversi titoli in modo omogeneo non è un’impresa facile.

Al momento, sotto la guida competente di Grazia e con la collaborazione di altre colleghe, li stiamo suddividendo per macro categorie: narrativa italiana, narrativa straniera, biografie, gialli classici, thriller e noir, fantascienza e fantasy, avventura, fumetti, saggistica, psicologia, religione, storia, arte, hobbistica, viaggi, cucina, … , libri per bambini, libri per ragazzi, …  Successivamente, in base al numero, pensiamo di creare delle sottocategorie, affinché chi viene a cercare un libro possa meglio orientarsi.

A regime, come funzionerà la vostra “libreria” e con quali orari?

Pensiamo di tenerla aperta durante alcuni pomeriggi. Quanti e quali? Dipende dal numero di volontari che ci aiuteranno; già alcune persone ci hanno dato la loro disponibilità.

Il giornalista de L’Arena ha chiesto se siete in concorrenza con il Comune: è così?

Non abbiamo dubbi: non siamo in concorrenza con nessuno, né, tanto meno, in contrasto. Siamo – o siamo state – insegnanti della scuola primaria Don Antonini di Raldon con la passione per i libri e la cultura, passione che desideriamo condividere con la nostra comunità. Con molta semplicità, e con i modi, i tempi e gli aggiustamenti del volontariato. Sentiamo di ringraziare la parrocchia per l’accoglienza, la condivisione e il supporto.

E se poi l’iniziativa non avesse successo?

Io e Grazia ci crediamo e le risposte finora avute sul piano concreto e della disponibilità ci fanno sperare che il progetto si realizzerà. Certo un po’ mi dispiacerebbe se tutto si arenasse, ma non voglio attaccarmi a tutti i costi al buon esito. Mi hanno insegnato che “ogni idea è una responsabilità” e perciò ho voluto condividerla e impegnarmi per realizzarla, ma se non dovesse andare significherebbe che non era questo – per lo meno fatto in questo modo – ciò di cui il mio paese aveva bisogno, e alla fine sarò contenta lo stesso. Magari mi verrà in mente qualcos’altro! Anzi: “ci” verrà in mente!

Non è facile riscontrare nelle persone la serenità e la lucidità che tu hai, pensando che il proprio progetto potrebbe naufragare: da dove nascono questi tuoi sentimenti?

Mi sono resa conto di aver avvertito in me, fin da piccola, una forte sensibilità verso il sociale, unita al desiderio di impegnarmi in tale campo “per il bene comune”, come si dice oggi. La gratuità mi è sempre sembrata la via più sicura per concretizzare tale impegno, e per gratuità non intendo solo il non ricevere soldi in cambio, ma anche il distacco dai risultati ad ogni costo, cercando, piuttosto, di leggere i segnali che la realtà – la Provvidenza – ci manda per eventualmente modificare o migliorare noi stessi o il nostro operato. Da alcuni anni ho avuto la possibilità di condividere e alimentare questi sentimenti in un gruppo di amici impegnati nel movimento Umanità Nuova, espressione nel sociale del movimento dei Focolari. Una vera fortuna, perché insieme ci si confronta e ci si sostiene.