CANTIERE DI VERONA – Esperienza raccontata dai ragazzi

Ad Albarè, i Ragazzi per l’Unità si mettono in gioco per il progetto FAMEZERO.

Siamo i Ragazzi per l’unità: ci impegniamo a vivere la regola d’oro “Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”. Tale regola proposta da Chiara Lubich (fondatrice del Movimento dei Focolari) è presente in tutti il libri sacri delle religioni, dal Corano, alla Bibbia, passando per i testi indù e i testi sacri giudaici.

Da domenica 15 a venerdì 20 luglio abbiamo partecipato alla terza edizione del campo di lavoro ColoriAmo la Città, in tutta la provincia di Verona. Ad Albarè ci siamo ritrovati in settanta, nella Villa Torri Giuliari dell’Istituto Salesiano, per vivere cinque giorni a completo servizio del “prossimo” realizzando opere di bene quali la manutenzione dei giardini, la creazione di murales, la sistemazione delle staccionate, la pulizia di strade e piazze, l’assistenza ad anziani e disabili presso varie strutture di accoglienza del territorio.

Il tema di fondo del cantiere è promosso dalla FAO e si intitola famezero. Il progetto consisteva nel cercare di sconfiggere la fame nel mondo entro il 2030. Noi ragazzi in questo cantiere ci siamo impegnati ponendoci come obiettivo principale la diminuzione dello spreco a partire proprio dal nostro piatto durante il pranzo e la cena.

Per poter concretizzare meglio questa iniziativa è stato ripreso il tema dei cantieri dello scorso anno: testa-cuore-mani. La parola ‘testa’ sta ad indicare la necessità di pensare, informarsi e studiare effettivamente il problema della fame nel mondo, la parola ‘cuore’ sta ad indicare la necessità di sentire proprio il problema così da poter utilizzare le ‘mani’ (la terza parola) per poter effettivamente mettersi in gioco per risolverlo tramite azioni concrete.

Un’attuazione molto interessante di tale slogan è stata l’attività della raccolta delle pesche. Infatti, poco prima del campo siamo venuti a conoscenza del fatto che vicino a Valeggio sul Mincio degli agricoltori non  avrebbero raccolto le pesche mature dagli alberi in quanto la paga data dai commercianti non sarebbe stata sufficiente neanche per coprire le spese della stessa raccolta.

Avendo già studiato il problema della fame nel mondo con la testa e avendolo fatto nostro con il cuore stavamo cercando un’attività per metterlo in pratica: cosa c’era di meglio che andare a raccogliere quelle pesche e donarle in beneficenza alla comunità che ci ha ospitato in modo tale che essa potesse poi darle a chi ne avrebbe avuto di bisogno?

Al cantiere la giornata tipo prevedeva la distribuzione nelle attività lavorative durante la mattina e durante tutto il pomeriggio. Queste due parti erano intervallate dal pranzo, che poteva essere svolto nel luogo dell’attività (se questa durava tutto il giorno) oppure nel luogo dell’alloggio, se essa durava solamente mezza giornata. Dopo il ritorno all’alloggio e dopo le docce e la messa, l’organizzazione prevedeva la cena e le attività serali, di vario genere e formato.

Tutto questo ci ha permesso di sentirci messi in gioco per risolvere tramite azioni concrete, e non solamente di parlarne a parole, il problema della fame nel mondo.

I Ragazzi per l’Unità di Verona

dell’Ufficio Stampa del Cantiere

ColoriAmo la Città