“CONOSCERSI CI LIBERA DA FANTASMI E PAURE” Musulmani e cristiani insieme a Belluno

Non ero mai stato a Belluno e devo dire che l’week-end trascorso nella città veneta mi ha arricchito nel più profondo del cuore e della mente. L’invito era arrivato da Giulio, un amico incontrato lo scorso anno a Padova in occasione di un incontro di formazione al dialogo interreligioso. Insieme ad un giovane musulmano era venuto a chiedermi se fossi stato disponibile, ad un anno di distanza a partecipare ad un evento nel bellunese. So per esperienza che nel campo del dialogo è sempre bene accettare gli inviti. Non si sa mai, in fatti, quando si potrebbe ripresentare la possibilità di conoscerci e collaborare. Per questo ho accettato, senza nemmeno sapere cosa sarebbe successo.
Sono seguiti mesi di contatti sporadici con Giulio e con varie proposte, fino al viaggio di venerdì scorso in treno verso il Nord Italia. Da Roma, in giornata di scioperi, ci siamo incontrati con l’amico Valentino Cottini, Rettore del PISAI (Pontificio Istituto di Studi Arabi e Islamistica). Eravamo non solo sullo stesso treno, ma seduti uno davanti all’altro. Segno profetico di qualcosa che sarebbe successo. Infatti, entrambi eravamo relatori al convegno, Diversi per conoscerci, previsto per sabato pomeriggio, 28 ottobre presso uno degli hangar della ex Caserma Piave di Belluno, messa a disposizione della comunità musulmana della zona. Si trattava dell’inaugurazione di questo nuovo centro e per l’occasione il convegno prevedeva la presenza di varie personalità.
Da Fez in Marocco sono arrivati, infatti, illustri ospiti: il dottor Idriss Al Fathi al Fihri, vice-preside dell’Università, e il Professore Mohammed Tlabi, presidente del Forum “Islam della via di mezzo”. Era arrivato anche l’imam delle comunità islamiche del Veneto, Kamel Layachi, anch’egli grande amico da lunga data. Da subito il rapporto fra noi quattro relatori al convegno si è mostrato di grande calore e profonda dimensione spirituale, grazie anche all’animazione di persone che da anni vivono il dialogo nella città veneta, in particolare il vescovo Renato Marangoni, don Renato come ama farsi chiamare, che ricorda nello spirito e nel tratto semplice ed immediato papa Francesco. Ma anche altri suoi collaboratori, come don Giuseppe Bratti e membri dei Focolari, che da anni costruiscono rapporti profondi e preziosi hanno reso possibile queste giornate indimenticabili.
Si pensa a quella zona del nostro Paese come di un mondo chiuso sia ai migranti che toccano il Bel Paese, ma anche ai musulmani in quanto tali. Eppure, come recitava domenica Il Gazzettino, quotidiano di Belluno, Islam, Belluno abbatte le barriere. Le giornate trascorse insieme – fra l’altro abbiamo incontrato sabato mattina circa 400 studenti e professori di diverse scuole a Belluno e a Pieve di Cadore – sono state una dimostrazione che la conoscenza reciproca aiuta a costruire ponti, non solo ad abbattere i muri.
La scena di un luogo militare come una delle antiche caserme di cui Belluno è stato simbolo per anni, dopo la Grande Guerra, combattuta sulle montagne che la circondano, trasformato in luogo di pace e dialogo è stata toccante. Vedere circa 350 persone, italiani di nascita e di residenza, nativi e immigrati, cattolici e musulmani e, anche, senza un riferimento religioso faceva capire quanto fossero vere le parole di don Renato, il vescovo: “C’è una forza che si sta sprigionando da queste giornate, e siamo contenti oltre che meravigliati, di così imponente risposta, perché conoscersi ci libera dai fantasmi e dalle paure”. Ma anche il sindaco, Jacopo Marangoni, non è stato da meno: “Sono orgoglioso che Belluno stia diventando luogo di confronto così importante.”

I giorni bellunesi, per me sono stati sintetizzati dal sottotitolo della giornata di convegno di sabato: l’amore a Dio e al prossimo e i suoi frutti: convivenza e pluralismo come semi di fraternità universale.” Penso che questo sia stato il sentimento che tutti ci siamo portati via da questi momenti che sarà difficile dimenticare.

 

Postato da Roberto Catalano