NESSUNO RIMANGA AL CENTRO DI ACCOGLIENZA QUESTA DOMENICA – Apriamo le nostre case e le nostre famiglie all’accoglienza!”

Domenica 19 novembre: Giornata mondiale dei poveri e la comunità dei focolari
Chiunque abbia letto o ascoltato i continui appelli del Papa riguardo ai poveri non può continuare a rimanere insensibile, e poi quando ha istituito la Giornata Mondiale dei Poveri e ha lanciato l’invito a tutti di “creare momenti di incontro e di amicizia, di solidarietà e di aiuto concreto per amare non a parole, ma con i fatti”, abbiamo pensato che qualcosa si doveva fare in prima persona.
Una famiglia ha risposto invitando a pranzo il ragazzo che ogni giorno incontrava fuori dal supermercato.
Noi abbiamo colto lo spunto arrivato da un nostro amico del movimento che da qualche mese lavora in un Centro di accoglienza per migranti in provincia di Treviso.
Ci scriveva un po’ sconsolato dopo la bagarre referendaria e i titoli di giornali che riportavano le parole dei vincitori: “Adesso vogliamo…vogliamo…vogliamo….”, ma mai che qualcuno dica di dare, o creare sinergie, o condividere risorse e progettualità insieme ad altre Regioni per il bene comune. Nessuna parola poi riguardo all’accoglienza dei richiedenti asilo, alla possibilità di assicurare dignità a chi chiede ospitalità perché in fuga dalla guerra. E poi siccome tante amministrazioni sono contrarie all’accoglienza diffusa, i migranti continuano ad essere ammassati in caserme dismesse, tutti insieme: uomini, donne, bambini, famiglie, ragazze madri.
A tutto questo aggiungeva anche lo sconforto di chi lavora in questo settore e si accorge che alcuni migranti non si sentono sicuri, neanche dentro i centri e magari dopo un passato drammatico fatto di violenze, soprusi, torture… scappano anche dai centri e scompaiono verso l’ignoto, privi di documenti!
E’ con queste premesse, e per rispondere a questo dolore, che abbiamo lanciato l’iniziativa: “Nessuno rimanga nel centro in quella domenica! Apriamo le nostre case e le nostre famiglie all’accoglienza!”
Non è stato facile reperire famiglie disponibili a partire da casa la domenica mattina, magari un’ora di viaggio…. per prendere una famiglia “sconosciuta” e offrire un pranzo e un po’ di condivisione, con la difficoltà di comunicare con lingue non proprie (francese e inglese…). Non viviamo in un ambiente che ti rassicura, ma anzi alimenta il senso di invasione e la paura per il diverso e anche noi cristiani, non siamo preservati, e rischiamo di assorbire questi sentimenti.
Oggi che abbiamo accolto queste famiglie e che siamo riusciti a condividere un po’ del nostro tempo possiamo solo dire di sentirci più arricchiti, più aperti e positivi. Ed è importante anche riconoscere il tanto che si riceve in gioia, gratitudine, amicizia e conoscenza di altre lingue e culture. Offrire una giacca, ancora buona, ma poco usata, togliendola dal proprio armadio è un gesto che ti realizza, vedere tua figlia che comunica con la figlia della famiglia araba come fossero amiche da sempre e impara a scrivere l’alfabeto arabo ti fa dire che il mondo unito e fraterno è possibile ed è più vicino.