TERRANEGRA – ARQUATA DEL TRONTO – La vitalità dei giovani contagia un’intera comunità nella solidarietà verso chi ha perso tutto

Domenica scorsa (10marzo) le Messe di Terranegra (frazione del comune di Legnago – Vr) erano più frequentate del solito e le omelie erano tenute da un sacerdote dall’accento marchigiano

Il parroco, don Stefano Marcolini, ci dice che quel sacerdote era il parroco di Arquata del Tronto. Dopo un momento di smarrimento viene spontanea la domanda: Arquata del Tronto non è uno dei paesi  più colpiti dal terremoto del 2016?

“E’ proprio così” ci risponde don Stefano e ci racconta come è nato “Il Patto di Amicizia Terranegra – Arquata del Tronto” che ha portato il parroco di Arquata a Torrenegra.

Una vacanza a Loreto
“Nell’estate del 2017” ci racconta don Stefano “vado a fare qualche giorno di vacanza a Loreto assieme a tre giovani della mia parrocchia alternando momenti di spiritualità a momenti di svago.
Don Simone, un mio compagno di ordinazione mi chiama e mi dice: “Già che sei a Loreto, se hai voglia, un giorno fai un salto ad Arquata del Tronto: in un’ora e mezza di auto ci sei. Tu vai e poi capirai”. Inizialmente sento in me una forte resistenza: Arquata del Tronto è uno dei paesi colpiti dal sisma del 2016, avevo visto a suo tempo tutto per televisione, … che sarei andato a fare? L’ennesimo curioso che va per fare foto e a vedere quello che i telegiornali di tutto il mondo hanno mostrato nei mesi precedenti? Non mi andava nemmeno fare la figura del “prete caritatevole” che va, fa la sua comparsa, prende l’applauso e poi torna a casa sua.
Decisi per il no, ma nel mio cuore sentivo però un qualcosa che non sapevo spiegarmi, come una chiamata di Dio che mi invitava a partire ed andare comunque.
Faccio la proposta ai tre giovani nella speranza che mi convincessero a rimanere a Loreto a continuare il nostro programma di spiritualità e di tuffi al mare. E invece i ragazzi accettano senza esitazione la proposta. Così il giorno dopo partiamo e in cuor mio continuavo a farmi la domanda: “Che sarei andato a fare?” senza trovare risposta.”

Vedere di persona quei luoghi: un’impressione profonda
“Arrivati in zona restiamo senza parole: le immagini di case distrutte, chiese diroccate, monumenti crollati le avevamo viste tutti alla televisione e sui social; ma questa realtà vista con i nostri occhi era tutta un’altra cosa! Come una lama che trafigge il cuore ti lascia senza parole, completamente ammutoliti.
Ad Arquata non si può entrare: è tutta zona rossa sorvegliata giorno e notte dall’esercito. Tutto è distrutto. Non si può salire nemmeno a piedi. Non è rimasto quasi nulla.
Prendiamo allora una stradina che sale su una dorsale della montagna e visitiamo un paio di frazioni.
Scendiamo dalla macchina e facciamo quattro passi sulla via principale: solo la strada è libera, tutto attorno macerie e desolazione.

Ci colpiscono certi particolari: i panni rimasti stesi su un davanzale, il letto di una camera che a penzoloni si affaccia sulla strada, un quadretto con i vetri rotti in mezzo ai sassi con la foto di una famiglia. Nessuno di noi parla. Il silenzio attorno è assordante!
Decidiamo di rincasare ma è già tardi: sono quasi le due del pomeriggio e c’è una certa fame. Io non ho voglia di mangiare ma penso ai miei giovanotti di 16-17 anni! Ovviamente non ci sono bar o ristoranti in quella zona: tutto è distrutto.”

 

In giro non c’era nessuno
“Salendo in auto avevamo visto qualche chilometro prima un bar aperto in un container e ci fermiamo lì. L’ambiente era affollato: protezione civile, operai, volontari del Telefono Azzurro. Sul bancone vediamo che ci sono 2-3 panini: però pensavo che chiedere quei panini  fosse come  andare a rubare il pane a chi ha diritto di mangiare perché lì ci lavora e presta soccorso.
Il proprietario del bar ci nota subito: “Da dove venite ragazzi? posso offrirvi qualcosa? Dietro in cucina vi preparo tutti i panini freschi che volete con dell’ottimo prosciutto crudo locale”  Gli dico che siamo da Verona e lui: “Che bello … da Verona siete venuti qui per noi? Non avete fretta, vero? così dopo facciamo due chiacchiere”.
Ci porta i panini che prepara in un batter d’occhio. Nel frattempo facciamo amicizia con i presenti che ci raccontano cosa stanno facendo.

Blue bar: primo segno di rinascita
“Angelo il barista ci fa salire sulla sua macchina e ci porta a fare un giro in alcune zone dove si accede solo se autorizzati. Mentre giriamo ci racconta come sta vivendo, si commuove e ci apre il suo cuore. E’ stato il primo a riaprire un’attività in mezzo alla disperazione e questo grazie al Vescovo di Ascoli Piceno che di tasca sua gli ha comperato il container perché potesse aprire un bar-mensa per la gente locale, ma soprattutto per i volontari che in quel periodo arrivavano sul posto per prestare aiuto e per gli operai che stavano costruendo le casette prefabbricate.
Trascorriamo l’intero pomeriggio con lui e poi ci salutiamo. In cuor mio sento che non può essere un addio ma un arrivederci.

L’impressione dei ragazzi
Durante il viaggio di ritorno i ragazzi mi dicono: “Sai don, sarebbe bello portare giù ad Arquata tutto il gruppo adolescenti-giovani, in modo che anche loro possano vivere l’esperienza che abbiamo vissuto noi”.
In parrocchia ne parlo con gli animatori: la volontà ci sarebbe, ma mancano le forze. Rimandiamo la cosa e intanto passa tutto l’anno pastorale.
Ogni tanto mi sento per telefono con Angelo e la domanda è sempre la solita: “Don Ste’ … quando torni a trovarmi?”.

Passa l’estate 2018
In settembre faccio qualche giorno di ferie a Loreto, questa volta con un giovane che mi aiuterà come animatore con gli adolescenti. Con lui torno ad Arquata e, prima tappa obbligatoria ci fermiamo al bar di Angelo. Ci accoglie con un abbraccio che ci commuove entrambi. Sono passati due anni ormai dal sisma e la vita comincia a pesare perché tutto è bloccato: bloccata la rimozione delle macerie, bloccata la ricostruzione. Sono state fatte le casette e costruite le scuole ma il resto è tutto fermo.
Gli dico la mia intenzione di organizzare un fine settimana per portare ad Arquata i ragazzi di Terranegra. Angelo mi mette in contatto con il parroco, don Nazzareno. Con Angelo andiamo a vedere la nuova chiesetta di legno terminata da poco grazie alle donazioni dei telespettatori di Radio Tele Pace. Mi viene un’ idea: perché non regalare alla chiesa una nuova tovaglia per l’altare comprese le tovagliette della mensola della Madonna, del Sacro Cuore e del tabernacolo?
In parrocchia la signora Angela ricama ad uncinetto in modo divino e sicuramente potrebbe fare un bellissimo regalo visto che lei ha fatto oltre 200 tovaglie per altari di chiese sparse in tutto il mondo.
Di ritorno dalle vacanze mettiamo in moto la macchina organizzativa per preparare l’uscita.

Finalmente l’uscita con gli adolescenti
Vorremmo però che la tre giorni diventasse anche l’occasione per attivarci per qualche iniziativa di aiuto. Si organizza una sottoscrizione a premi con in palio alcuni buoni offerti dagli esercizi commerciali del paese dimostratisi entusiasti e ben disposti.
Col ricavato della vendita dei biglietti si pensa di aiutare i terremotati e anche autofinanziare gli adolescenti per abbassare la quota dell’uscita. I ragazzi vendono i biglietti e rinunciano alla loro quota di autofinanziamento: si raccolgono 1.500€.

 

Un’idea tira l’altra
Arriva la proposta di coinvolgere le scuole elementari del paese nell’organizzare una raccolta di materiale didattico da portare ad Arquata. Fatti tutti i contatti del caso, dirigente scolastico, collegio docenti e consiglio di istituto alla fine la proposta viene accettata all’unanimità. Così si raccolgono 11 scatoloni tra quaderni, penne, pennarelli e tanto altro materiale per la scuola.
Nel frattempo la signora Angela finisce il ricamo delle tovaglie: qualche mese prima aveva perso il marito e aveva smesso di ricamare, ma davanti a questa richiesta non ha potuto rifiutare. Questo ricamo è stato per lei un cammino di resurrezione.

Finalmente si parte
Venerdì pomeriggio 23 novembre in 34 partiamo per Loreto. Al nostro arrivo, dopo cena, abbiamo il privilegio di poter fare una veglia di preghiera in Santa Casa avendo a disposizione il Santuario tutto per noi: quale occasione migliore per preparare il cuore?
Il sabato partiamo per Arquata. Ad accoglierci don Nazzareno. Conosciamo anche Rita e Silvano, una coppia favolosa che ci spalanca il cuore; Alberto, un adolescente di 15 anni ci racconta come in quella notte ha perso accanto a lui tre amici coetanei e come lui sia sopravvissuto per miracolo.
Non ci sono parole per esprimere quello che abbiamo provato abbracciando e piangendo insieme con gli abitanti del posto. Tutti siamo molto toccati. Ci impressionano le testimonianze di fede dei sopravvissuti e di come loro vivono il loro rapporto con Dio dopo il terremoto.
Celebriamo la Messa  nella nuova chiesetta di legno: un momento sacro. All’offertorio stendiamo le nuove tovaglie. Al termine della Messa una signora ci prega di aspettare un attimo: va e torna con una piccola scatoletta: consegna a ciascuno un piccolo angioletto fatto di perline da un gruppo di signore del posto. “Siete i nostri angeli custodi” – ci dice. La commozione è tanta. “Grazie perché ci siete: non dimenticateci!”. La sera torniamo a Loreto.

Domenica ultimo giorno e partenza
Nella Messa conclusiva della domenica pomeriggio non faccio l’omelia ma invito ciascuno ad una profonda comunione su quanto vissuto nella tre giorni. Un momento “sacro”: “Ho capito che nella vita sono fortunato. – Devo smetterla di lamentarmi per niente. – Se loro hanno ancora la fede vuol dire davvero che Dio c’è. – Ho riflettuto su cosa è importante nella mia vita. – Ci sono giorni in cui ho il mal di vivere … ho capito che devo farmeli passare in fretta perché non c’è motivo. – Ho visto gente felice con niente” queste alcune testimonianze dei ragazzi.
Tornato a casa nel giro di 24 ore organizzo una nuova partenza, questa volta con un paio di parrocchiane: Angelina, una catechista e Luigina, anch’essa rimasta vedova qualche mese prima, affettivamente legata a Loreto. So che a loro faccio un grande regalo portandole come me.
Vado a portare ad Arquata un po’ di Provvidenza che alcuni genitori dei ragazzi mi hanno messo in tasca dicendomi: “Falle avere a loro che ne hanno più bisogno di noi”. Avevano visto le foto che i ragazzi avevano postato sui social.

Nuovamente a Loreto e Arquata
Ad Arquata mi accoglie don Nazzareno. Gli consegno una busta con 500 € con la scritta: “Per le famiglie bisognose”. Don Nazzareno chiama la suora e la invita a raccontarmi quanto successo mezz’ora prima. Lei era tornata da una visita ad una famiglia: c’era bisogno di un aiuto di 500 € ma don Nazzareno non aveva più nulla perché quanto aveva era già stato distribuito. Don Nazzareno l’aveva invitata a pregare la Provvidenza. Tempo neanche mezz’ora e la Provvidenza era arrivata tramite noi.
La sera a sorpresa ci organizza una cena: siamo ospiti di Silvano e Rita in una di queste casette.
Non posso non notare in casa un piccolo quadretto con la foto di Pescara del Tronto prima del terremoto. Incastonate nella foto ci sono tre chiavi. “Quella era la mia casa che si vede in questo angolo di paese … e quelle erano le chiavi di casa che avevo in tasca quando sono scappata. Una vita di sacrifici per costruire la casa e sono bastati due minuti per non avere più nulla. Le chiavi sono tutto quello che oggi mi è rimasto”.
Prima del ritorno ho fatto una catena di sms con i parrocchiani e abbiamo fatto acquisti di prodotti locali circa 1.200 € .

A Terranegra la solidarietà è contagiosa
A casa annoto nella relazione mensile: “E’ difficile descrivere questa esperienza, ma sento che il tutto apre prospettive e strade nuove,  non solo per me, ma per l’intera comunità di Terranegra che si è messa in moto grazie al racconto dei ragazzi. Sento solo che devo stare al gioco di Dio”.
Nel tempo dell’Avvento a qualche parrocchiano viene l’idea di ordinare dei  prodotti alimentari tipici di Arquata per aiutare concretamente l’economia locale. Si fa un ordine cumulativo: aderiscono più di 60 famiglie per un totale di oltre 2.000€.  Un’azienda e una associazione che si occupa di accoglienza di disabili pensano di fare regali di Natale solidali ai propri dipendenti, aumentando così l’ordine.

Arquata è sempre più presente nei parrocchiani di Terranegra
Confrontandoci con i gruppi parrocchiali abbiamo capito insieme come proseguire questo cammino di amicizia iniziato a novembre  e abbiamo creato la possibilità di ospitare a Terranegra un piccolo gruppo di giovani di Arquata per alcuni giorni durante le festività natalizie.
Dal 26 al 29 dicembre don Nazzareno ha accompagnato sei giovani adolescenti nella mia parrocchia. Ospitati nelle famiglie, i ragazzi si sono subito integrati con i nostri giovani ed insieme abbiamo vissuto momenti semplici di amicizia e di arricchimento reciproco: una giornata a Verona con la visita ai presepi dell’Arena e la biblioteca storica del Seminario Maggiore; un pellegrinaggio al Santuario della Madonna della Corona; un giro al Lago di Garda; quattro passi per il centro del nostro paese di Legnago con la possibilità di pattinare sulla pista di ghiaccio allestita in occasione delle feste nella piazza centrale del comune.
Giornate semplici, ma allo stesso tempo appassionanti, favorite dal coinvolgimento della comunità adulta e anche da alcuni benefattori che hanno voluto contribuire sgravando i ragazzi da ulteriori spese.
La visita è stata preceduta da una lettera scritta da don Nazzareno assieme ai giovani che sarebbero venuti che abbiamo pubblicato sul giornalino parrocchiale.

Anche i bambini protagonisti di questo “Patto”
Una mamma di tre bambini che frequentano le elementari, mi dice “L’altra sera parlando con i miei figli ci è venuta una idea: perché non avviare il progetto Amico di penna?”. Chiamo don Nazzareno e coinvolgo le catechiste: alla fine aderiscono 30 bambini di Terranegra e una decina di Arquata. Si tratta di scrivere una lettera e coltivare una amicizia come i vecchi tempi, scrivendo con carta e penna e magari mandando qualche disegno e attendere con impazienza la risposta dell’amico. Tutto questo senza numeri di telefono o mail o facebook, ma solo con la corrispondenza postale come una volta per sperimentare il calore di una amicizia ricca di sentimento e di umanità che traspare tra le righe scritte di proprio pugno.
Ci è di stimolo il biglietto che scrivono i ragazzi che hanno beneficiato del materiale didattico che abbiamo portato a novembre, biglietto che fotocopiamo e facciamo avere a tutte le famiglie dei ragazzi della scuola del paese, insegnanti e dirigente scolastico compresi.

 

Una quaresima diversa
Nel Consiglio Pastorale Parrocchiale emerge la proposta di invitare don Nazzareno una domenica di Quaresima per raccontare la sua esperienza durante le Messe domenicali e magari precedute da una serata aperta a tutta la comunità con video e testimonianze e lanciare così “Il progetto di solidarietà in aiuto alle famiglie terremotate di Arquata del Tronto”.
Don Nazzareno è arrivato a Terranegra venerdì 8 marzo e per il pranzo ho invitato tutti i sacerdoti del vicariato e altri preti amici a mangiareun piatto di gnocchi fatti in casa.
In un clima di grande fraternità sacerdotale don Nazzareno ha raccontato la sua esperienza e alla fine parecchi di loro hanno acquistato una casula. Tempo fa don Nazzareno aveva ricevuto una donazione di paramenti sacri con la possibilità di venderli per contribuire al fondo di solidarietà per le famiglie terremotate. Alla fine con una catena di SMS le abbiamo vendute tutte lasciandogli oltre 3.000 €.
Dopo la S. Messa vespertina, abbiamo tenuto una serata aperta a tutta la comunità dove don Nazzareno ha condiviso il cammino di una comunità che cerca di risorgere e ripartire, non solo con la ricostruzione fisica, ma soprattutto con la ricostruzione dei cuori e della fraternità.

Il sabato e la domenica poi ha predicato a tutte le Messe; più di un parrocchiano mi ha ringraziato per tutto quanto stava accadendo. Grande la partecipazione della gente oltre ogni più rosea previsione.

Domenica, in seguito alla predicazione di don Nazzareno, i genitori dei ragazzi della cresima avevano appena raccolto i soldi per adornare con fiori la chiesa: un genitore ha fatto la proposta di lasciare la chiesa spoglia motivando che quella somma veniva data ai terremotati. La cosa è stata accettata da tutti con grande disponibilità. Come pure il Circolo NOI ha voluto attivare una iniziativa a favore di Arquata, sempre in seguito alla predicazione di don Nazzareno.

don Stefano Marcolini