A MENO CHE NON ACCADA UN MIRACOLO

Qualche anno fa la mia famiglia e quella dei vicini abbiamo acquistato un pezzo di terreno legato a degli immobili confinanti. Con questi nostri vicini non c’è mai stata confidenza anche per dicerie e pettegolezzi che circolavano e  che ci dipingevano come persone da non avvicinare.

Questa mancanza di dialogo mi è sempre pesata perché io che sono nata lì, ricordo come si era tutti molto uniti un tempo.

Acquistato il terreno abbiamo fatto presente ai nostri vicini, documentandoli, che il confine non era dove sembrava e  proposto di definire il confine tra le proprietà.

Non abbiamo ricevuto un sì, ma neanche un no e quindi abbiamo atteso.

Da quel momento è iniziata una guerra fredda fatta di gesti provocatori come palesi sconfinamenti, lavori con deposito di materiale nella nostra proprietà, scavi in giorni festivi…

Un giorno abbiamo sentito dei rumori molto forti. Siamo usciti in giardino ed abbiamo visto che ci stavano portando via tutto il materiale che era depositato nel nostro terreno. Alla richiesta di fermarsi  e di rispettare la nostra proprietà, sono iniziati gesti forti di derisione e urla nei nostri confronti che poi sono degenerati in scambio di insulti reciproci.

E’ stato un momento di forte dolore perché quel seppur fragile rapporto si era rotto. Per tutelarci ci siamo rivolti ai  Carabinieri ed incaricato un legale ed un tecnico per  le verifiche catastali.

E’ iniziato un periodo nel quale ci si parlava solo tramite i legali. Per me, che mi sforzo di vivere il carisma dell’Unità, era sperimentare l’inferno, la disunità assoluta. Dovevo anche mantenere un equilibrio con la famiglia e spesso non capivo quale fosse l’atteggiamento giusto da tenere, fino a che punto si può pretendere la giustizia legale.

Dopo mesi e mesi abbiamo proposto una soluzione e anche di fare un incontro conviviale per definire il problema, ma entrambe queste richieste sono state rifiutate. Il buio era sempre più fitto e non intravvedevo una via d’uscita. Spesso in famiglia questo argomento diventava oggetto di scontro anche tra noi e questo mi addolorava molto, ma dovevo credere che tutto era permissione di Dio.

Fin dall’inizio avevo iniziato a pregare per questa famiglia e anche nel ringraziamento all’Eucarestia affidavo le due famiglie perché fossero  illuminate.

Un giorno ci arriva una raccomandata che ci convocava per una conciliazione. Ecco l’occasione. Il nostro legale  ci comunica che sarà solo una formalità necessaria per poter poi andare in causa a meno che “non accada un miracolo” conclude.

Io credo nei miracoli e subito inizio a pregare e condivido la richiesta del miracolo col un gruppo col quale ci si aiuta a vivere l’Amore Scambievole.

Mi sento sorretta dal tanto amore che mi torna da ognuna del gruppo e credo che assieme possiamo ottenere il miracolo della riconciliazione.

Arriviamo al giorno dell’udienza e facciamo di tutto per non incontrarci: ascensori diversi e niente saluti. Devo amare i miei vicini ma anche amare la mia famiglia che non può fare di più in quel momento.

Quando siamo tutti davanti alla mediatrice viene chiesto se accettiamo di entrare in mediazione. Noi diciamo di sì mentre il legale del vicino inizia un discorso che non fa presagire nulla di buono, ma ad un certo punto  viene interrotto dal vicino che dice “va bene proviamo”.

Non mi sembra vero: Il miracolo è avvenuto!! Provo una gioia enorme e tanta gratitudine. Ma non cesso di pregare anche col mio gruppo.

Dopo un mese arriviamo all’incontro definitivo e mio marito mi dice di voler riproporre la soluzione che già era stata scartata. Mi veniva da protestare, ma supero me stessa credendo e basta. Sento che devo amare fino in fondo mio marito e credere che Gesù parlerà in lui.

Facciamo la nostra proposta che la mediatrice comunica separatamente ai vicini, e attendiamo. Nella mia testa immagino i commenti  e le reazioni a fronte di ciò che era già stato scartato.

Dopo un po’la mediatrice rientra: “va bene, hanno accettato, si può fare”.

Mi viene da piangere dalla felicità, ringrazio Dio e tutte le persone che hanno condiviso questa situazione fino ad ottenere questo secondo miracolo.

Stendiamo l’accordo e ci lasciamo scendendo con lo stesso ascensore e dandoci la mano. Ora quando ci incontriamo con  i vicini si girano a salutarmi invece di girarsi.