CORSI DI ITALIANO PER STRANIERI

Sono in pensione da due anni. Prima ho fatto l’insegnante di scuola primaria. Ero rimasto colpito dalle frequenti sollecitazioni di papa Francesco a “non rimanere chiusi a doppia mandata nel cenacolo” o “in una botte di ferro“, insieme all’invito a “uscire verso le periferie esistenziali” perché – ha insistito il Papa – “siamo come in un ospedaletto da campo con tanti feriti di guerra e dove non c’è tempo per fare la prova del colesterolo“.

Sentendo che le parole di Francesco esprimevano l’urgenza di rispondere con generosità alle odierne sfide sociali, ho iniziato a dedicarmi a livello di volontariato, su invito di associazioni locali, a insegnare Italiano a ragazzi stranieri da poco arrivati in Italia. Ho insegnato a ragazzi inseriti nella scuola secondaria superiore, poi in corsi per lavoratori stranieri, poi ancora a una famiglia afghana appena arrivata a Thiene e di cui avevo avuto notizia dal Telegiornale regionale, con la quale si è man mano instaurato un profondo rapporto di amicizia.

Un’altra associazione mi ha poi chiesto se potevo collaborare a un corso per rifugiati ucraini che sarebbe iniziato a breve. Il Comune avrebbe messo a disposizione un locale con l’arredo e il materiale scolastico necessario. Ho accettato l’invito, pur sapendo che in casi come questo sarebbe stata importante la conoscenza della lingua inglese. Da solo sarei stato in difficoltà, per cui ho pensato che potevo coinvolgere altri nella mia comunità locale. Ho iniziato contattando un amico bancario da poco andato in pensione, che mi ha dato subito il suo assenso. Già ad essere in due mi sentivo fortunato poiché, come dice anche la Scrittura (Prov. 18,19), “il fratello che aiuta il fratello è come una città fortificata”. Ma poi se ne sono resi disponibili altri quattro, chi come insegnante e chi per il babysitteraggio, e infine altre due persone con una buona conoscenza della lingua inglese, una vera provvidenza.

Vista la presenza di un buon numero di volontari, è stato possibile ampliare il numero di partecipanti, formando quindi due gruppi classe e accettando anche partecipanti da fuori città che ne avevano fatto richiesta, cosa che in un primo momento era stata esclusa dal Comune.

Ora, con il corso siamo impegnati in lezioni da due ore, per tre giorni alla settimana. Scrive una delle insegnanti: “Ringrazio tutti voi per avermi accolta in questo bel gruppo! Ognuno di noi ha delle meravigliose qualità ed insieme riusciamo a far squadra. E’ la diversità dei nostri caratteri e delle nostre esperienze lavorative che danno quel valore aggiunto e riescono a creare quell’atmosfera di serenità di cui i nostri studenti hanno estremamente bisogno. Io torno a casa ogni volta con il cuore colmo di gioia! Grazie a tutti voi e a tutti i nostri cari studenti“.

Sappiamo che è un piccolo contributo, a fronte del dramma che queste persone stanno vivendo e di tutto lo sforzo dei Comuni e dei privati per garantire un’accoglienza prolungata per queste persone. Con questa nostra azione sentiamo di partecipare almeno un po’ della loro sofferenza e di farle sentire accolte, sapendo che per loro la vita non è e non sarà semplice. Nel nostro gruppetto di insegnanti improvvisati il rapporto di collaborazione cresce sempre di più e questo ci fa sentire veramente felici. È proprio vero: “il fratello che aiuta il fratello è come una città fortificata”!

S.R.