“La situazione è grave e molto pericolosa perché non sappiamo in questo momento quante siano esattamente le persone direttamente colpite da questo terribile atto di terrorismo. Quello che stiamo vedendo è un flusso di gente che sta arrivando in diversi luoghi dell’Ucraina, in particolare a Odessa e Mykolaiv ma anche nella parte centrale del Paese alla ricerca di un luogo sicuro dove andare. A questo si aggiunge una grave emergenza di acqua potabile per chi è rimasto”. Parla da Kiev padre Vyacheslav Grynevych, segretario generale di Caritas-Spes, ma sta seguendo da ieri e di ora in ora la situazione nella regione meridionale dell’Ucraina inondata su entrambe le sponde del fiume Dnipro dopo che la diga Nova Kakhovka è stata fatta saltare in aria: il picco dell’onda alluvionale è previsto per oggi. Alla Caritas Spes si fa il punto della situazione – spiega il sacerdote – con un “emergency meeting” due volte al giorno con tutti gli operatori durante i quali si valuta la situazione, si chiariscono le emergenze e si cerca di implementare piani di aiuto. “Siamo abituati a riorganizzare progetti e lavori a secondo purtroppo delle emergenze”, spiega il sacerdote. “Stiamo valutando cosa sta succedendo. Siamo ancora in piena emergenza”.

“Dopo l’esplosione – racconta padre Grynevych – la gente è rimasta senza elettricità, le infrastrutture si sono fermate, il sistema idrico non ha più funzionato. C’è quindi una grandissima necessità soprattutto di acqua potabile. Come Caritas, abbiamo già inviato due tir nella regione carichi di acqua e sono in partenza altri due. Stiamo ancora in una fase in cui stiamo valutando le esigenze. Sicuramente ci sarà anche la necessità di cibo. Ma in questo momento l’emergenza più grande è l’acqua potabile. Sappiamo anche che sono moltissime le persone che stanno fuggendo dai villaggi maggiormente colpiti ma è difficile al momento prevedere dove stanno andando. Sappiamo che la maggior parte degli evacuati provengono soprattutto da Kherson ed hanno raggiunto Odessa e Mykolaiv. Ma abbiamo notizie anche di persone che sono andate nelle regioni centrali dell’Ucraina”. Desta infine preoccupazione la tenuta di un cimitero di animali vicino a Kherson. “Se l’acqua del fiume Dnipro raggiunge questo cimitero, potrebbe causare un problema di infezioni”, dice il portavoce della Caritas-Spe.

Un team di Caritas-Spes Odessa si trova comunque sul posto e sta assistendo nella regione di Kherson l’evacuazione delle persone verso la stazione ferroviaria e l’ospedale, che sono diventati punti di raccolta. Secondo le notizie del Ministero degli affari interni alle ore 16 di ieri, erano state evacuate da Kherson 1.339 persone. Circa 80 insediamenti sono a rischio di inondazione, riferisce la Caritas. Le persone raggiungono Mykolaiv e Odessa attraverso la rete ferroviaria ed è proprio in queste due città che si concentra la presenza della Caritas. Secondo un primissimo rapporto pubblicato sul sito della Conferenza episcopale, si registrano problemi di approvvigionamento idrico a Kryvyi Rih, Marhanka e Nikopol. leggi tutto