LA CONSULTA DELLE AGGREGAZIONI LAICALI DELLA DIOCESI DI CHIOGGIA CON RITA MOUSSALEM: Chiara lubich donna del dialogo

“Chiara Lubich donna del dialogo”, con questo titolo, il 16 marzo u.s. a dieci anni dalla morte della fondatrice del Movimento dei Focolari, la Consulta delle aggregazioni Laicali della locale Diocesi ha voluto offrire una serata per proporne e presentarne la figura nonché la spiritualità da essa suscitata che ha toccato e coinvolto uomini e donne in tutto il mondo, di tutte le razze, età, condizioni e stati sociali, di diversi credo religiosi e non credenti, andando così a costituire la variopinta “famiglia umana di Chiara” che si riconosce nella regola d’oro, presente in tutte le maggiori religioni, che dice: “fai all’altro quello che vorresti fosse fatto a te e non fare all’altro ciò che vorresti non fosse fatto a te”.

Chiara ha dimostrato nell’arco di sessant’anni con la sua vita e la sua testimonianza, come sia possibile mettersi in dialogo e in ascolto gli uni degli altri, malgrado le differenze, le diffidenze reciproche, le circostanze spesso difficili, dolorose e quasi impossibili delle vicende della vita e della storia e ciò è impossibile per chi non sa cosa significhi amare perché per amare occorre essere disposti a morire per l’altro.

A parlarne, nella splendida cornice della chiesa della Santissima Trinità di Chioggia, è stata Rita Moussalem, libanese, laureata in psicologia clinica e teologia.

Rita ha lavorato in vari paesi del Medio Oriente ed è stata dal 2002 al 2014 co-responsabile del Movimento dei focolari in Giordania e Iraq dove si è occupata soprattutto di giovani e famiglie.

Nel 2010 è stata uditrice al sinodo dei vescovi sul Medio Oriente. Attualmente è co-direttrice del centro internazionale dei Focolari per il dialogo interreligioso a Roma.

Rita ha condiviso la propria testimonianza con una sala gremita, attenta e a tratti commossa, parlando delle esperienze vissute nella sua terra d’origine, il libano, e in Medio Oriente martoriato da guerre giocate da poteri esterni, ha raccontato di quando, vedendo due amici di suo fratello uccisi le è sembrato che tutto stesse crollando…ma di come poi si sia ricordata delle parole di Chiara : tutto crolla, solo Dio resta. Un Dio che è padre e che è amore, e se solo Dio resta, se solo l’amore resta, io voglio dare la mia vita per portare questo amore. Ma questo significa essere pronti ad amare tutti, anche il nemico.

Particolarmente toccante è stato il racconto dell’esperienza di un suo caro amico iracheno, medico chirurgo e cardiologo, uno dei pochi rimasti nel suo paese. Un giorno gli hanno portato il responsabile di un gruppo estremista in pericolo di vita. Per un attimo si è fermato ed ha pensato: è uno di quelli che ha ucciso la mia gente, dovrei farlo morire….Ma subito si è detto: Gesù cosa farebbe? Ama il nemico! E ha salvato la vita a quell’uomo e successivamente ad altre dieci persone che avrebbero dovuto morire per quello che avevano fatto ai suoi….e ha concluso dicendo: questa è la gente che scrive la vera storia dell’umanità, la storia che viene scritta con il sangue dell’amore anche se il male fa più chiasso.

Parlando delle vicende di guerra che hanno costretto i cristiani del Medio oriente a fuggire dai loro paesi natali dell’Iraq all’avvento dello Stato islamico, ha ricordato impensate e commoventi testimonianze di fede e solidarietà che hanno visto coinvolte tante persone e famiglie musulmane che si dicevano tutte vittime di una cosa più grande di loro, ma che credevano che restando nell’amore si può vincere..

Ancora ha parlato dell’importanza di formare giovani leader cristiani e musulmani alla pace, al dialogo e alla conoscenza reciproca per costruire una società di pace e di come questo sia possibile anche attraverso una delle esperienze più recenti promosse dal movimento dei Focolari: l’istituto universitario Sophia di Loppiano che vede momenti di approfondimento e di confronto reciproco creati tra 25 giovani cristiani e altrettanti giovani musulmani sui contenuti della fede.

Rita Moussalem ha ripercorso inoltre i numerosi episodi di incontro e dialogo con leader religiosi cristiani ma anche del mondo musulmano e buddista che Chiara Lubich ha saputo costruire e portare avanti.

Ha ricordato della grande amicizia che la legava ad Atenagora ( Patriarca di Costantinopoli ) o di quando Chiara, donna bianca e cattolica, parlò in una moschea di Harlem afroamericana e musulmana.
Concludendo Rita ha invitato a non essere schiavi del pregiudizio, a vincere la paura di ciò che non si conosce e, rispondendo alle domande della sala ci ha lasciato con quanto avrebbe detto Chiara: “amate, crescete nell’amore sapendo mettere in conto che l’amore richiede sacrificio e può anche richiamare rifiuti e persecuzioni.

Ma l’amore richiama anche reciprocità che si genera e non si può imporre ed è come un boomerang: ami e torna l’amore, odi e torna l’odio”.

Fonte: La nuova scintilla (giornale della diocesi di Chioggia del 08/04/2018)