SANIFICARE LA COMUNICAZIONE

Un fiume di parole esondano continuamente dalla bocca di ciascuno, per dimostrare di avere ragione. Spesso l’istintività prende il sopravvento e, senza fondare le proprie ragioni anche con il confronto, ognuno lotta per vincere e affossare l’altro.

Da Vatican News 31 Luglio 2021 Diana Papa

Ogni occasione può diventare un campo di Marte, soprattutto quando siamo convinti che l’altro sbagli sempre. Siamo così bravi, infatti, a rilevare i suoi aspetti negativi e ridicolizzarli, per giudicare, criticare e anche condannare l’interlocutore e scaricare su di lui tutta la responsabilità degli accadimenti!  […]Non siamo più custodi del silenzio, che permette ad ognuno di essere con tutto se stesso insieme con l’altro senza pregiudizi, in atteggiamento di chi sa di poter apprendere un aspetto ignoto della narrazione, non necessariamente in contrapposizione alle proprie idee. Non curiamo più il silenzio che ci consente divenire in contatto con la profondità di se stessi animata dallo Spirito di Dio da cui attingere la stessa lunghezza d’onda, per rimanere sempre in relazione.

[…] Quando difendiamo le nostre ideologie, creiamo lo sbarramento nella comunicazione e ci impoveriamo.La difesa ad oltranza del proprio pensiero ci impedisce di metterci in ascolto dell’altro in vista del bene comune, di non riuscire a fare l’analisi concreta e oggettiva della situazione e di non avere una visione globale della realtà. L’ostentazione di ciò che si fa, attribuendosi anche meriti infondati, e la denigrazione degli altri portano ad uno scontro continuo.

Così scrive papa Francesco nell’EG:
“Il tutto è più delle parti, ed è anche più della loro semplice somma. Dunque, non si dev’essere troppo ossessionati da questioni limitate e particolari. Bisogna sempre allargare lo sguardo per riconoscere un bene più grande che porterà benefici a tutti noi” (n. 235).
[…]Ognuno di noi, infatti, è chiamato ad accogliere l’altro nella diversità, consapevole che innescare la lotta del muro contro muro porta solo alla distruzione di se stessi, anche se apparentemente vincitori. Quando non custodiamo la persona reale, siamo perdenti un po’ tutti.

[…]Dove collochiamo il Vangelo nelle nostre dispute,negli attacchi frontali, nelle mormorazioni, nelle calunnie, nelle costruzioni di fatti inesistenti mirati a distruggere l’altro, nel portare avanti anche con aggressività le ideologie per la difesa dell’individuo e non per il bene reale della persona?

Quale anello mancante per essere illuminati costantemente dalla Parola del Signore nei pensieri, nei sentimenti, nelle azioni, per portare ovunque una boccata d’aria fresca che parla di accoglienza, di rispetto, di silenzio, di ascolto, di condivisione, di cura, di dono, di bene comune, di perdono e di misericordia?
Probabilmente ci siamo costruiti un Dio a nostra immagine e somiglianza che, nella ferialità della nostra vita, riesumiamo durante i riti e che, nella quotidianità, lasciamo nel cassetto come un talismano. […]È urgente ritornare in contatto reale con noi stessi, per curare la vita secondo lo Spirito e testimoniare Cristo ovunque e sempre, con lo sguardo rivolto verso gli uomini e le donne che incontriamo.

Dalla scelta quotidiana di un modo altro di vivere, veramente umano e divino, inizia la credibilità della presenza del Signore risorto nella storia, che si rivela già nella sanificazione della comunicazione e delle relazioni con ogni persona.

Leggi l’articolo intero su vatican News