QUEI VENTI GIORNI REGALATI…

A fine marzo Paolo, tornando dal lavoro ha avuto un incidente stradale…era la prima auto nuova comperata 3 settimane prima, dopo 20 anni di matrimonio.

Apparentemente nulla di grave. Piede ingessato e riposo forzato per un po’ di tempo in casa.

Poi domenica 14 aprile la situazione è precipitata: aveva una flebite. Dopo averlo aiutato a fare la doccia, mi accorgo che qualche cosa non va. Chiamo l’ambulanza e viene ricoverato in terapia intensiva. Pochi giorni e, dopo un apparente miglioramento che doveva farlo spostare in reparto, la notizia: Paolo non c’è più.

Dal nostro amore sono nate tre figlie. La più piccola ha 3 anni ed ha l’argento vivo…addosso.

Chi era Paolo? Era innamorato della vita, faceva sorridere chiunque incontrasse lungo il cammino. Ben gli si addiceva il lavoro di pasticcere che amava tanto. Poi decide di cambiare attività per non dover lavorare la domenica e poter stare di più in famiglia… Ma, dopo i primi momenti,  il supermercato dove prestava servizio inizia a tenere aperto tutte le feste e così, partiva al mattino e spesso rientrava la sera.

Al funerale numerose sono state le testimonianze di affetto che sono state lette. La Chiesa era stracolma e molte persone erano fuori. L’aria che si respirava però non era pesante, anzi…

Come sto io adesso? Sento che devo andare avanti. La piccola Noemi  non mi consente di piangermi addosso. Anzi, il giorno di Pasqua vedendomi seduta sul bordo del  letto , mentre guardo alcune foto, mi dice: “manca tanto anche a me”. Se in un primo momento si diceva: papà è in ospedale, adesso le si dice che papà è in cielo ed è diventato un angelo…e di tanto in tanto mi racconta le sue storie con papà, quando andava in bicicletta e immagina ciò che lui le dice.

In questo periodo ho ricevuto il sostegno e il conforto di tanti. Anche persone con le quali non avevo mai parlato. A scuola, dove lavoro, come insegnante dell’infanzia, un papà marocchino era rientrato dal lavoro appositamente per venire a porgermi le sue condoglianze.

Cerco di vivere bene l’attimo presente. Sento che da lì non mi devo muovere proprio per me e per le mie figlie.

Paolo ci teneva moltissimo al mese di maggio e alla devozione alla Madonna…eravamo soliti incamminarci in processione con le torce accese per andare a recitare il S. Rosario.

Sento che quei 20 giorni in cui è stato in casa, dal giorno dell’incidente,  mi sono stati regalati. E’ stato coccolato. Era sereno. Era con noi. Si lamentava che tornando tardi la sera non sapeva ciò che accadeva realmente in casa. Siamo stati sempre insieme.

Quando il Primario mi ha chiamata per dirmi che lo avrebbero trasferito in reparto, il mio cuore mi diceva che qualcosa non andava. Con questa sensazione,  insieme alle nostre 3 figliole siamo andate tutte a salutare papà Paolo.

Mi sostengono le preghiere di tante persone.

Nostra figlia più grande ha detto: “vedi mamma anche in paradiso avevano bisogno di qualcuno che li facesse sorridere, forse è per questo che San Pietro si è chiamato Paolo in cielo…”