
Una famiglia ha risposto invitando a pranzo il ragazzo che ogni giorno incontrava fuori dal supermercato.
A tutto questo aggiungeva anche lo sconforto di chi lavora in questo settore e si accorge che alcuni migranti non si sentono sicuri, neanche dentro i centri e magari dopo un passato drammatico fatto di violenze, soprusi, torture… scappano anche dai centri e scompaiono verso l’ignoto, privi di documenti!
Non è stato facile reperire famiglie disponibili a partire da casa la domenica mattina, magari un’ora di viaggio…. per prendere una famiglia “sconosciuta” e offrire un pranzo e un po’ di condivisione, con la difficoltà di comunicare con lingue non proprie (francese e inglese…). Non viviamo in un ambiente che ti rassicura, ma anzi alimenta il senso di invasione e la paura per il diverso e anche noi cristiani, non siamo preservati, e rischiamo di assorbire questi sentimenti.
Oggi che abbiamo accolto queste famiglie e che siamo riusciti a condividere un po’ del nostro tempo possiamo solo dire di sentirci più arricchiti, più aperti e positivi. Ed è importante anche riconoscere il tanto che si riceve in gioia, gratitudine, amicizia e conoscenza di altre lingue e culture. Offrire una giacca, ancora buona, ma poco usata, togliendola dal proprio armadio è un gesto che ti realizza, vedere tua figlia che comunica con la figlia della famiglia araba come fossero amiche da sempre e impara a scrivere l’alfabeto arabo ti fa dire che il mondo unito e fraterno è possibile ed è più vicino.