SOLITUDINE E VICINANZA NEL FINE VITA 2 – Il sorriso di Silvana

Pubblichiamo la seconda esperienza del ciclo iniziato il 27 aprile

Anche lei è giovane per gli stand di una RSA Ha un marito e due figli e arriva perché una situazione di una demenza giovanile e molto repentina l’ha già costretta a tante restrizioni

Nei familiari cerchiamo di far passare una comunicazione: ci sono ormai delle perdite di autonomie irreversibili (nel gergo più accademico si direbbe “iniziare dei lutti anticipati”). I familiari,  molto presenti, tentano in ogni modo di stimolare e scuotere Silvana, far mantenere viva la memoria, le sue capacità residue. Ciò che non manca è il sorriso. Lei è accondiscendente: ci provano con la lettura, i giochi. Lei guarda e sorride sempre. Le forze però vengono meno per risalire la china.

Il marito è esemplare, quello che chiamiamo un “caregiver consapevole”. Promuove strategie di stimolazione cognitiva sapendo che il terreno su cui lavora è difficile e impegnativo! Silvana cede nelle gambe, il controllo dello stato di angoscia è costante. Lei sorride sempre. Avverte che la situazione si appesantisce, sorride in ogni attività le si faccia.

Perché e perché fino all’ultimo respiro? Penso sia davvero stata la loro presenza a rassicurare e consentire il sorriso. Nei giorni successivi la morte il marito ritorna. Gli confido come tutti eravamo sorpresi del sorriso di Silvana Lui dice: “il vostro sostegno ci rendeva possibile di stare con lei e lei sorrideva perché era il suo carattere, senza il vostro sostegno non saremo riusciti a farglielo mantenere”

Cosa mi dice questo: come ci sia una circolarità tra comunità dei curanti e familiari che rende possibile una fase finale.Uun Ad-Dio con il SORRISO.