Gaza. Oltre le bombe: la guerra invisibile e silenziosa delle donne palestinesi

Una guerra implacabile: fisica, mentale ed emotiva. Mentre le bombe su Gaza conquistano le prime pagine, il trauma psicologico del conflitto e dello sfollamento colpisce silenziosamente donne e ragazze. “Ho vissuto sette guerre. Quella attuale è la più crudele”, dice Thuraya Al Gourani, 85 anni. Per Holoud Al Furani, 28 anni, “la speranza di pace sembra un sogno lontano”. “Sto perdendo il futuro, l’istruzione e l’infanzia”, le parole di Leen Nahal, 14 anni. Storie di sofferenza ma anche di una forza silenziosa che resiste al tentativo di annientamento

Da AgenSir – Giovanna Pasqualin Traversa

Bombardamenti incessanti, sfollamenti forzati, gravi privazioni: la guerra nella Striscia di Gaza ha stravolto tutto, ma sono le donne – madri, figlie, sorelle – a portarne il fardello più pesante, cercando di preservare le proprie famiglie e il proprio futuro dal caos. UN Women ha incontrato tre generazioni di donne di una stessa famiglia a Gaza, che ha attraversato guerre, sfollamenti e incertezza nel corso dei decenni. Un peso che si manifesta in modo diverso per ciascuna generazione, ma dolore, perdita, forza e dignità le uniscono; le loro storie parlano di resilienza e invocano riconoscimento e speranza. Per Thuraya Al Gourani, 85 anni, la guerra ha minato una vita di stabilità e l’ha costretta ad affrontare la distruzione della casa e della speranza. A Kholoud Al Furani, 28 anni, la guerra ha rubato amici, familiari e sogni di un futuro sicuro. Per Leen Nahal, 14 anni, ha riscritto l’infanzia, sostituendo i libri scolastici con la lotta per la sopravvivenza in una condizione che nessun bambino dovrebbe mai sperimentare. Testimonianze da far conoscere oggi, in occasione del lancio della campagna di UN Women Italy contro la violenza sulle donne, che vuole accendere i riflettori sulla strage silenziosa che si consuma ogni giorno in ogni angolo del mondo, dal femminicidio allo stupro impiegato come arma di guerra. Il titolo della campagna – “In tutte le lingue del mondo” richiama l’universalità della violenza contro le donne dalla quale nessun Paese è immune. Neanche il nostro.

Photo: UN Women/Suleiman Hajji

Una guerra spietata. “Ho 85 anni – esordisce Thuraya Al Gourani –. La mia vita è stata segnata dallo sfollamento. Ricordo ancora il giorno del 1948 in cui mio padre ci radunò in fretta per fuggire da Al Faluja, un piccolo villaggio tra Hebron e Gaza, mentre le milizie israeliane si avvicinavano. Fuggimmo a Khan Younis, lasciando tutto”. Da allora, racconta, “ho vissuto sette guerre. Quella attuale è la più crudele e la più implacabile, più lunga di tutte le precedenti. Siamo rinchiusi in una stanza di 4 metri per 4 con oltre dieci persone, privi di cibo, acqua e beni essenziali. Le bombe scuotono costantemente la terra e il terrore della morte è costante, mentre ci aggrappiamo a una fragile speranza di tornare alla casa che conoscevamo. Le nostre vite sono distrutte, ci manca tutto.

“Questa guerra è spietata oltre ogni immaginazione, soprattutto verso donne e bambini”. Una volta Thuraya è tornata a casa e ha scoperto che era stata violata. Ora, dice, “non esiste più neppure una casa a cui tornare, solo macerie. Questa guerra – conclude – mi ha portato via tutto: la dignità, il passato e il futuro”.

[…] “Sto perdendo il futuro, l’istruzione e l’infanzia”l’amara testimonianza di Leen Nahal. Nonostante abbia solo 14 anni, Leen ha vissuto cinque guerre, è stata sfollata più di quattro volte ed ora vive in una tenda che non la protegge né dal caldo estivo né dal freddo invernale. “Questa guerra ha cambiato la mia vita per sempre – racconta –. Siamo stati sfollati più volte. Ho perso la scuola e gli amici. Viviamo in una paura indescrivibile. Un tempo potevamo comprare cibo, frutta, vestiti. Ora siamo in otto in una tenda improvvisata.
Ho responsabilità che non avrei mai immaginato. Devo occuparmi delle mie sorelle minori”.

[…]  La guerra contro le donne a Gaza non è solo fisica. È mentale, emotiva, implacabile.     leggi tutto