Pace e lavoro, lo sciopero di Genova

I portuali genovesi di Usb hanno fermato un carico di armi diretto in Israele, ma altre navi sono in arrivo destinate in Medio Oriente. L’attualità della 185/90 e il diritto all’obiezione di coscienza. Le Acli promuovono una carovana nazionale per affermare che la pace si costruisce con il lavoro e non con le armi

Da Città Nuova online – Carlo Cefaloni

o sciopero dei portuali di Genova aderenti al collettivo Calp ha indotto la compagnia cinese Cosco ad evitare l’operazione di sbarco di componenti bellici diretti in Medio Oriente.

L’iniziativa è stata sostenuta dal sindacato Usb che ha redatto un vero e proprio manifesto programmatico sul lavoro che ripudia la guerra in cui si afferma che «oggi più che mai si pone per i lavoratori il tema della “non collaborazione” con una economia di guerra e con un sistema di relazioni internazionali fondato sulla palese violazione del diritto internazionale e del diritto umanitario. Si tratta di andare oltre il motto “non in mio nome” e proclamare con azioni concrete “non con le mie mani, non con le mie conoscenze, non con il mio lavoro”».

Nella sostanza i portuali stanno mettendo in pratica quanto chiesto da un numero crescente di esperti diplomatici italiani al governo italiano e cioè di sospendere «ogni rapporto e cooperazione, di qualunque natura, nel settore militare e della difesa con Israele». Oltre il tardivo riconoscimento dello stato di Palestina, è questa richiesta degli ex ambasciatori il nocciolo di una questione morale e politica che si estende anche a tutti i traffici di armi in contrasto con la legge 185/90 tuttora in vigore nonostante la riforma annunciata che la svuoterà di efficacia.

In attesa che qualcosa si smuova a livello di politica nazionale sotto l’incalzare degli eventi sempre più tragici, alcuni lavoratori italiani cercano di dare attuazione alla Costituzione affrontando mille difficoltà e pericoli. E lo fanno in stretto collegamento con altri portuali presenti sui moli europei e del Mediterraneo. È partito dal sindacato greco Enedep, attivo nel porto del Pireo, l’allarme sull’arrivo della nave della Cosco con il suo carico avente destinatario finale la IMI Systems, uno dei grandi contractors dell’industria militare israeliana.  leggi tutto