La “cura” può fare la differenza. Anche contro la tratta

La rete globale anti-tratta Talitha Kum – che comprende più di tremila suore cattoliche e laici – lancia la campagna #CareAgainstTrafficking in vista della Giornata mondiale contro la tratta di persone che si celebrerà venerdì 30 luglio. L’intervista a suor Gabriella Bottani: “Il Papa ci chiede di promuovere e realizzare l’economia della cura nel quotidiano”

 Da Vatican News – Andrea De Angelis – Città del Vaticano 

La cura è quella che il Papa ha definito “vaccino per il cuore” e la cui importanza ha sottolineato in numerose occasioni, da ultima quella del ricovero al Policlinico Gemelli. Avere cura dei malati, dei vicini, dei familiari. Cura del prossimo. Curare chi è ferito, come quei soggetti vittima delle tratta delle persone. A quella cura guarda oggi Talitha Kum, la Rete Internazionale della Vita Consacrata contro la tratta di persone. Lo fa lanciando la campagna “Care Against Trafficking”, con la quale si vuole dimostrare che la cura può fare la differenza in ogni fase del percorso per combattere la tratta di persone: cura per chi è a rischio, cura per le vittime e cura per i sopravvissuti.

Migliaia di vite abbracciate 

Dalla loro esperienza sul campo, le suore sanno che gli approcci a lungo termine incentrati sulla cura possono ridurre il rischio che i sopravvissuti siano nuovamente trafficati e sfruttati. Tuttavia, affermano nel lanciare la campagna, questi approcci richiedono una partecipazione a livello istituzionale che le consacrate da sole non possono garantire. Occorre allora che tutte le persone di buona volontà si uniscano per affrontare le cause sistemiche della tratta e che i governi si impegnino nel sostenere chi ha vissuto questo dramma ed ha bisogno, appunto, di essere curato. […]

Le storie di chi ha resistito

Suor Gabriella Bottani, CMS, coordinatrice internazionale di Talitha Kum, a Radio Vaticana – Vatican News sottolinea come il Papa ci chieda di trasformare “l’economia della tratta in un’economia della cura”. Un percorso che riguarda i consacrati, i laici, da realizzare nelle famiglie così come negli Stati. E sono tante le storie di chi ce l’ha fatta, grazie all’aiuto ricevuto e ad un percorso favorito anche a livello territoriale ed istituzionale da politiche di integrazione, capaci di accogliere chi è stato sfruttato. Pagando un prezzo alto.

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