COSA HA A CHE FARE UN CARISMA CON UNA MOSTRA D’ARTE?

L’auditorium del Centro Toniolo, riempito in ogni ordine di posti, ha fatto da cornice all’inaugurazione della mostra d’arte TRASLAZIONI. Un’esperienza nuova che vede esposte insieme pitture, sculture, collage, installazioni, a significare come il carisma di Chiara Lubich – carisma dell’unità – abbia saputo influenzare e tuttora influenza anche il mondo dell’arte.

E’ significativo che questo evento s’inquadri nel Centenario della nascita della Lubich, donna che come poche altre ha influito a livello mondiale nel secolo scorso.

Il complesso di San Fermo, che ospita la rassegna nella chiesa inferiore, è stato illustrato in diversi dettagli da Don Maurizio Viviani che come parroco e direttore del Museo Diocesano ha fatto gli onori di casa. Ha soprattutto messo in evidenza come grazie all’apporto dell’Associazione Chiese Vive e di altri enti si sia potuto procedere al restauro di parti importanti del complesso. In modo particolare il soffitto che è un “unicum” nel panorama mondiale: struttura a carena rovesciata che custodisce 416 immagini di santi.

“Considerare Traslazioni come un’ennesima collettiva può essere fuorviante” – così ha iniziato il suo intervento Ettore Goffi, ideatore e coordinatore dell’evento.- Questa mostra vuole essere invece un punto di arrivo e di partenza di un confronto in divenire, aperto alla correzione creativa  reciproca degli autori, teso a raggiungere la bellezza di un’opera d’arte risorta, rispettando lealmente il talento unico e irripetibile di ciascuno a favore di nuove e distinte fantasie.” Riferendosi anche ai prossimi eventi in programma nel mese di febbraio, così continua ”Una matita nelle mani di Dio, a braccetto di pennelli, scalpelli, mani creative di poesia e di armonie musicali suggestive: questo quanto vogliamo e speriamo possiate trovare in queste esperienze d’arte alla luce del carisma dell’unità”.

Federico Sboarina, sindaco di Verona, ha ricordato come il centenario della nascita di Chiara Lubich ben s’inserisce nella città di Verona che per sua vocazione è una città accogliente, storicamente vocata al dialogo. Crocevia tra nord e sud, est ed ovest, Verona ha storicamente ereditato valori come pace, dialogo religioso e culturale, valori che ritroviamo in Chiara Lubich. Il confronto con tutti sulla base di questi valori sono fondamentali per la crescita personale di ciascuno e della comunità veronese.

Con un’immagine poetica il vescovo di Verona, Mons. Giuseppe Zenti ha aperto il suo intervento. “Un tempo si poteva guardare il cielo e vedere le stelle” I nostri giovani sono bloccati su questa via al Cielo.     Ci sono culture che impediscono la visione del bello. E’ vero, ci sono stelle di prima grandezza, pensiamo a Chiara Lubich, Madre Teresa e a tantissime altre e senza le quali l’umanità sarebbe stata più impoverita. Ma ogni persona è una stella nel firmamento dell’umanità…. Apprezzare ogni stella… Il nostro compito oggi è aiutare soprattutto i giovani a gustare la bellezza, a nutrirsi di bellezza, educando le nuove generazioni a ricercare cose belle.

Parlando della sua esperienza personale Mons. Stefano Russo – segretario Generale della C.E.I.- più volte si è incontrato con l’arte. I beni culturali della Chiesa, frutto del suo cammino secolare, sono opere d’arte legate all’incontro in Cristo e con Cristo delle comunità cristiane che le hanno generate. E’ vero che attualmente ci sono nella Chiesa delle difficoltà d’incontro con l’arte e con gli artisti dei nostri tempi, da alcuni ritenuti come tempi bui. C’è un senso di appartenenza, di amore verso l’arte del passato. Il nostro sguardo verso l’aspetto artistico che ha caratterizzato la storia della Chiesa non sia uno sguardo nostalgico. Se ci fermiamo lì, questo sguardo è un limite. Bisogna saper guardare all’uomo verso quello che oggi siamo chiamati a generare, quello che lo Spirito del Signore continua a immettere nel cuore dell’uomo, perché possiamo essere più capaci di generare opere d’arte che siano espressione del cammino della chiesa nell’oggi. Per comprendere meglio il pensiero della Chiesa, importante è il discorso di Paolo VI  del 23 giugno 1973 in occasione dell’inaugurazione della collezione di arte religiosa moderna nei musei vaticani.

Riprendendo la necessità del dialogo della Chiesa col mondo dell’arte, Marta Michelacci – critico d’arte e curatrice della mostra – ha sottolineato il compito che la Chiesa si è oggi assunta. Si è chiesta: cosa ha a che fare una mostra d’arte con un carisma?   Può un carisma generare qualcosa che ha a che fare con l’arte?  Il comune denominatore tra gli otto artisti di questa mostra è il legame con Chiara Lubich e il suo carisma. Il cuore di quanto Chiara pensava in relazione all’arte sta nell’antropologia trinitaria, in questa composizione degli opposti. Le opere d’arte contemporanee, lo rilevava anche Mons. Russo, a volte sono dirompenti, suscitano emozioni forti…. Ma noi dobbiamo saper andare al di là per accogliere, per saper comprendere quanto l’opera ci insegna, ci vuole dire. L’arte vuole cominciare a tradurre qualcosa che è grande, che ha a che fare con lo Spirito Santo: appunto un carisma. I carismi irrompono nella storia e portano qualcosa di nuovo. Ripercorrendo all’indietro la storia, vediamo come i carismi hanno sempre influenzato l’arte. L’opera di Giotto s’inserisce in perfetta relazione col mondo francescano. Il Beato Angelico è in relazione col carisma domenicano. Sant’Ignazio di Loyola è in rapporto col mondo del barocco….
E oggi? E’ un momento, questo attuale, in cui viene avviato questo processo, questo nuovo dialogo.

All’inaugurazione era presente un “bozzetto” di città: adulti, giovani e meno giovani, autorità civili (sindaco e consiglieri comunali), autorità religiose in rappresentanza delle comunità luterana, valdese, isalimica, Bahá’í

E’ seguita l’inaugurazione con taglio del nastro da parte di Mons. Stefano Russo

La visita della mostra è stata accompagnata  da un concerto di musica classica di giovani talenti

 

 

 

 

 

 

Uno sguardo sulla mostra