WEBINAR: CHI È COSTUI?

Qualche letterato potrebbe obiettare che la domanda non è del tutto corretta perché Webinar non è una persona, ma un’applicazione del Web.

Per capirne di più procediamo con ordine. Per prima cosa da dove nasce il nome? E’ l’acronimo di Web e Seminar. In pratica questa applicazione serve per diffondere un seminario su qualsiasi tema a un numero imprecisato di partecipanti col sistema della videoconferenza.

Fino a non molto tempo fa, questo termine era praticamente sconosciuto, ma con il distanziamento sociale imposto dal coronavirus, questa parola è diventata di uso comune.

La piattaforma

In pratica un numero limitato di relatori si confrontano virtualmente su un determinato tema e il loro dibattito viene replicato via web ad un numero prederminato (se il seminario esige un’iscrizione) oppure una platea indeterminata se la frequenza è libera. Ci pensano poi i social, youtube, facebook,…,a diffondere nel web la conferenza.

Qualcuno potrebbe obiettare che questi seminari sono a senso unico perché manca un confronto. Questo è vero e anche no. Dipende da come viene impostato il webinar. Esiste la possibilità, se questa modalità viene scelta, di far pervenire domande prima del seminario oppure in diretta tramite lo strumento della chat ma anche direttamente in voce, a seconda della piattaforma e delle modalità scelte per l’interazione.

Il webinar può essere trasmesso in modalità sincrona o asincrona, registrando l’evento. In quest’ultimo caso si permette così ad una più ampia platea di partecipare all’evento in momenti diversi. In questa modalità viene a mancare l’interazione.

Quale futuro?

Il webinar sostituirà in futuro le conferenze in presenza? E’ difficile dare una risposta esauriente, tenendo presente anche tutte quelle particolarità che solo la presenza fisica degli attori può dare

Dopo l’entusiasmo per i primi webinar, nelle ultime settimane stiamo capendo che queste piattaforme online hanno dei limiti.

Riportiamo parte di una riflessione di Luigino Bruni, apparsa su Avvenire del 15 maggio.

…” Quando l’interazione avviene in presenza, le espressioni, le sfumature del viso e il tono della voce, i linguaggi facciali e del corpo, le parole non dette diventano gli input essenziali perché gli altri membri del team possano rilanciare, correggere, contraddire, sviluppare. E da lì partono le dinamiche meravigliose, e rare, dell’azione collettiva generativa. Alcune dimensioni dell’intelligenza collettiva si nutrono prevalentemente di corpo.

La corporeità è il grande tema al centro di questi cambiamenti. Nella stasi forzosa abbiamo innanzitutto capito che il   corpo lo avevamo maltrattato, che avevamo corso troppo, che avevamo rispettato poco l’alternanza necessaria tra vita esterna e vita domestica – stando molto a casa  abbiamo visto quanto poco c’eravamo stati finora. Poi abbiamo imparato che la presenza del corpo è più complessa di quanto non pensassimo nel 2019, e che in certi incontri si può essere presenti veramente anche se distanti fisicamente. E magari un giorno arriveremo a macchine così complesse da farci sentire, da casa, quasi come se fossimo presenti col corpo.

Ma abbiamo imparato anche che per certe interazioni creative le pacche sulla spalla, la stretta di mano, il pasto insieme, l’abbraccio, sono ingredienti insostituibili. Lo abbiamo capito con le “Messe online”, dove nessuna splendida omelia poteva sostituire l’assenza del “corpo” dell’Eucarestia. E poi ci siamo scoperti analfabeti nell’arte delle relazioni online. Ci abbiamo impiegato millenni a dar vita alla grammatica delle relazioni sociali; in due mesi ci siamo ritrovati in un mondo diverso, senza nessuna preparazione emotiva, simbolica, relazionale – come si evitano i conflitti su zoom? Come si risolvono? Come si comunicano l’anima e lo spirito? Finora abbiamo seguito l’istinto, ma non ha sempre funzionato bene.

Non è allora  difficile immaginare che se dopo la pandemia aumenteranno le riunioni da remoto (e aumenteranno), la nostra capacità creativa sarà quella più penalizzata. Infine, nella vita sociale delle organizzazioni, molte cose davvero importanti accadono come effetto collaterale (by-product) delle riunioni  ufficiali. Tutti siamo testimoni di idee essenziali e decisioni geniali che sono avvenute durante gli intervalli, mentre si prendeva un caffè, o si tornava dall’ufficio insieme in auto. C’è molta vita aziendale che accade dove e quando per la nostra intenzionalità organizzativa non dovrebbe accadere. Tutta questa “bellezza collaterale” non si vede via Zoom. Non dimentichiamolo finché abbiamo ancora viva la memoria di come era il mondo pre-Covid”.