Anche gli olivi sono vittime della guerra

Amo gli alberi di olivo. L’olivo ha influenzato la vita dei popoli mediterranei al punto da essere considerato l’albero della civiltà, oltre che un simbolo universale di pace. Oggi in Terra Santa anche gli olivi sono vittime della guerraDa Città Nuova – Bruno Cantamessa

Secondo il Ministero della Sanità libanese, dall’entrata in vigore del cessate il fuoco, un anno fa, in Libano oltre 270 persone sono state uccise e circa 850 ferite dalle operazioni militari.

Se questa è la situazione su uno dei fronti di tregua, anche a Gaza e in Cisgiordania le cose non vanno diversamente: tregue che restano conflitti senza fine.

Ciò che vorrei raccontare non sono però i numeri di questo stillicidio, ma un sentimento più vasto: la compassione per le vittime di tutte le parti in conflitto si estende anche alle sofferenze di una terra che i cristiani chiamano santa anche perché supera e unisce le parti che la compongono.

Come la maggior parte delle persone nate sulle sponde mediterranee, amo gli alberi di olivo. L’olivo ha influenzato la vita dei popoli mediterranei al punto da essere considerato l’albero della civiltà, oltre che un simbolo universale di pace: una storia che è iniziata al tempo dei Fenici, 3.500 anni fa. Per questo amore viscerale e ancestrale, che pervade generazioni, popoli, culture e religioni, sento una profonda sofferenza quando gli olivi diventano, anche loro, vittime innocenti della guerra.

Mi ha toccato profondamente il racconto di quanto stava accadendo nei giorni scorsi nel Libano meridionale, terra di millenaria civiltà dove oggi vivono molti sciiti, ma anche cristiani. Ne parla nei suoi reportages un giornalista libanese che ho conosciuto e stimato negli anni in cui ho vissuto a Beirut: Fady Noun, che da tempo collabora anche con il sito AsiaNews del Pime. continua a leggere

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