Gaza, indignarsi non basta: stop alle armi
Le responsabilità dirette dei Paesi e dei privati coinvolti nella filiera logistica militare con il governo Netanyahu, in base alle decisioni della corte penale internazionale. Leone XIV chiede a tutti di «lasciare le armi e anche tutto il commercio che c’è dietro ogni guerra»
di Carlo Cefaloni – Fonte: Città Nuova
Indignarsi non basta, se la coscienza non muove all’azione concreta e politica. Il governo britannico ha fatto sapere di aver promosso un appello definito “ultimativo” di 28 Paesi occidentali, con l’eccezione degli Usa e della Germania del cancelliere Merz, rivolto al governo israeliano per fermare la violenza della guerra a Gaza.
Londra conosce bene la questione moderna israelo palestinese, dato che ne è all’origine con le scelte fatte durante la fase del protettorato britannico in quell’area sottratta all’impero ottomano.
L’unica strada realmente efficace per incidere sulle scelte di Tel Aviv è quella di carattere economico commerciale collegata alla commissione di crimini di guerra, ma l’Unione europea ha scelto recentemente di non sospendere l’Accordo di associazione economica che la lega ad Israele così come chiesto dalla stessa Alta rappresentante per la politica estera della Ue Kaja Kallas. Le immagini provenienti da Gaza “sono inaccettabili”, ha detto su X anche la presidente della Commissione europea von der Leyen chiedendo al governo israeliano di non impedire l’arrivo di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Ma il nodo centrale resta la questione del transito di altro materiale, quello collegato ai crimini in atto sui territori occupati palestinesi.
«Bisogna deporre le armi e fermare il commercio che c’è dietro ogni guerra», è il messaggio esplicito rilanciato da papa Leone XIV tornando in Vaticano dopo i giorni passati a Castel Gandolfo dove domenica 20 luglio, durante l’Angelus, ha esplicitamente citato l’esercito israeliano come autore dell’attacco alla parrocchia cattolica di Gaza che ha provocato 3 morti e diversi feriti. Il papa ha ricordato il nome di ognuna delle persone decedute indicando il metodo di non fermarsi alla tendenza di coprire la tragedia in corso dietro i numeri delle vittime senza volto e senza storia. Allo stesso tempo ha esplicitamente fatto appello alla comunità internazionale perché si osservi «il diritto umanitario» e «l’obbligo di tutela dei civili, nonché il divieto di punizione collettiva, di uso indiscriminato della forza e di spostamento forzato della popolazione».
L’attore principale e determinante sulla scena internazionale è Washington, che non ha mai smesso di fornire armi ad Israele. Come fa notare Lucio Brunelli, già direttore di Tv2000, «il presidente americano Donald Trump non ha mai pronunciato una sola parola pubblica di biasimo per le stragi di civili innocenti provocate dai bombardamenti israeliani ogni giorno, da 21 mesi, nella Striscia di Gaza. Ventimila bambini uccisi e mai un sussulto pubblico di indignazione e condanna. Anzi, Netanyahu è stato sempre accolto come un grande amico alla Casa Bianca e ha ricambiato le cortesie candidando Trump al Nobel per la pace». continua a leggere