Ci siamo, purtroppo. La ragione aveva cercato di spiegare le ragioni della stupidità della guerra ucraina, ma Putin ha deciso l’attacco. Facendo tacere la razionalità e la diplomazia, che l’avrebbero certamente spinto a più miti consigli, semplicemente leggendo i numeri dell’economia russa e internazionale. Il presidente russo ha fatto la sua dichiarazione di guerra.

Putin ha dato ascolto al suo orgoglio ferito a cominciare dal momento della caduta del muro di Berlino, e punzecchiato anno dopo anno da piccole sconfitte locali (in questo le responsabilità occidentali, in particolare degli Stati Uniti, sono gravissime), temperate solo dal successo (minuscolo) in Ossezia del Nord e Abcasia, sul fronte siriano (successo invece maiuscolo) e recentemente nelle lande kazake (in fondo poca cosa, roba da intelligence).

Questa guerra d’Ucraina viene da lontano, dalla frustrazione dell’eclissi dell’Unione Sovietica: mai dimenticare che Putin era un alto funzionario del Kgb (la polizia segreta dell’Urss), amico del sanguinario Kadirov, spietato stratega dei servizi segreti, e allo stesso tempo nostalgico della potenza zarista, quella meno illuminata e più muscolosa. «Un genio», l’ha definito ieri Donald Trump. Bisogna vedere se del bene o del male. continua a leggere