CONGO: OSPEDALE CHIARA LUBICH – LA PANDEMIA NON FERMA LA COLLABORAZIONE

Tornato dall’Africa da alcuni giorni, Luciano Sguotti, operatore sanitario di Conselve (Pd), ci racconta la sua esperienza di solidarietà e collaborazione in Africa.
Attendendo l’Africa

Lubumbashi, la ex Elisabethville, è un’importante città mineraria della Repubblica Democratica del Congo; ha quasi un milione e mezzo di abitanti, è la terza città del paese ed è capitale della provincia sud orientale dell’Haut Katanga.

Nel novembre 2019 la città ha ospitato un Congresso di Health Dialogue Culture, una emanazione del Movimento dei Focolari che approfondisce i temi sanitari, dal titolo “Santé, culture et dialogue: nouveau paradigme des soins en pratique médicale” [Sanità, cultura e dialogo: nuovo paradigma delle cure nelle pratiche mediche]

In quegli stessi giorni s’inaugurava a Lubumbashi un nuovo Centro Ospedaliero intitolato a Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari.

Nel dicembre 2019 partecipo ad una videoconferenza sull’inaugurazione del Centro Ospedaliero Chiara Lubich con presenza di autorità locali, popolazione e personale sanitario presente al congresso.

La cosa mi interessa e scrivo una e-mail al riferimento dell’ospedale per sapere qualcosa di più di questa nuova esperienza che stava per nascere nel cuore dell’Africa.

questa nuova struttura ha bisogno di qualche persona di buona volontà” è la risposta alla mia richiesta.

Non posso andare da solo

 Prendo contatti con il dr. Eugenio Ferri chirurgo all’ospedale di Piacenza profondo conoscitore dell’Africa per le sue molte esperienze vissute in vari ospedali tra Camerum e  Repubblica Democratica del Congo. Quello a Lumunbashi sarebbe stato il suo 22° viaggio in Africa!

In quel periodio il dr. Ferri stava organizzando anche l’invio di materiali e macchinari per questo nuovo Centro Ospedaliero e per lui si stava concretizzando anche la possibilità che quella di Lumumbashi diventi una esperienza missionaria che potrà durare a lungo.

Il sogno si realizza: inizio i preparativi ma…

 Ci prepariamo alla partenza per maggio/giugno 2020… ma la pandemia blocca tutto.

Sia Eugenio che io, nei nostri reciprochi luoghi di lavoro, eravamo impegnati nell’affrontare i disagi prodotti dalla pandemia proprio nei mesi di marzo e aprile e tutto viene così rinviato.

Per entrambi, un viaggio in Congo sarebbe stato possibile dopo la metà di settembre, sempre che non fossero chiusi gli accessi al paese estero ed i voli verso il Congo non fossero interrotti.

A giugno parte una spedizione di materiale per l’ospedale congolese: c’è un ecografo, una sterilizzatrice e tanto altro materiale sanitario che si presume potrà arrivare per il periodo in cui noi saremo a Lubumbashi.

Le notizie della pandemia in Africa sono rassicuranti: si parte

Alla fine dell’estate sembrava possibile partire perché le notizie sulla pandemia in Africa erano molto rassicuranti ed in Europa stava scendendo la curva dei contagi e dei ricoveri.

La documentazione è pronta, i voli non sono cancellati e quindi il 13 settembre prendiamo il volo con destinazione Lubumbashi.

Finalmente siamo arrivati

 Siamo accolti con grande festa: finalmente il Centro Ospedaliero potrà cominciare a lavorare, a far partire le consultazioni e la ospedalizzazione.

Ci sono voluti 7 anni di lavori e tantissima passione da parte degli imprenditori di Economia di Comunione locali che hanno permesso la realizzazione di quest’opera.

L’ospedale si trova nelle periferie di Lubumbashi, tra due quartieri, Luano e Kimbeimbe, che stanno progressivamente riempiendosi di popolazione.

La struttura da rifinire

Iniziamo con il verificare l’attuazione e la funzionalità della struttura.

Ci sono ancora da finire parti fondamentali della struttura: gli ambulatori medici e la sala operatoria non sono ancora attivi perché mancano le fosse settiche per far funzionare bagni e lavandini dell’ospedale.

La prima settimana del nostro arrivo è stata dedicata a rendere operativa la struttura e, con un bellissimo gruppo di persone locali abbiamo lavorato ininterrottamente per poter essere operativi prima possibile.

Nel frattempo sistemavamo tutto quello che era arrivato dall’Europa per allestire l’ospedale: prove, verifiche e messa a punto delle strumentazioni presenti.

Fondamentale la formazione del personale

 Facciamo molte riunioni con i medici locali, sia volontari che non volontari, e con tutti coloro che avevano contribuito nella costruzione per preparare una seconda settimana: doveva essere di formazione, spirituale e tecnico-operativa, sul funzionamento dell’ospedale.

Si trattava ora di capire di quanto personale aveva  bisogno l’ospedale e, sulla base di una selezione da poco avvenuta, viene fatta una scelta di persone tra infermieri e ostetriche che sarebbero state convocate per le tre giornate di formazione.

Tre giornate splendide nelle quali non solo capiamo insieme che stava sorgendo qualcosa di tanto atteso e nuovo, ma realizziamo che il personale era fondamentale nella conduzione della struttura e dunque doveva esser ben formato.

Arrivano le prime forniture di farmaci per attrezzare la farmacia, arrivano i tavoli e le sedie per le sale di attesa e di consultazione medica.

Arrivano i primi pazienti

E, finalmente, giovedi 24 settembre dopo aver diffuso la notizia nei villaggi locali di Luano e Kimbeimbe cominciono ad arrivare i primi pazienti.

Iniziarono le consultazioni e tale e tanta era l’attesa che, anche con un solo bambino ospedalizzato, viene deciso che l’ospedale doveva essere aperto 24 ore su 24 con personale presente, almeno l’infermiere.

Una ala dell’ospedale è dedicata alla maternità; il problema delle nascite in sicurezza è molto sentito e qualche giorno dopo cominciano le prime nascite.

Iniziano anche ad esserci situazioni complicate e per questo attrezziamo una sala dove poter seguire in emergenza queste situazioni: sarà dotata di un monitor, un elettrocardiografo, un concentratore di ossigeno e di quanto serve per medicazioni o altre prestazioni d’urgenza.

Le persone del posto parlano i loro dialetti e lo swahili. I medici locali, gli infermieri e le ostetriche sono interpreti indispensabili per comprendere i pazienti, per capire i sintomi e orientare le cure.

Arrivano finalmente anche i grandi cassoni spediti dall’Italia, pieni di strumentazioni; tra questi è fondamentale la sterilizzatrice…

Ci si prodiga a verificare e studiare il funzionamento degli strumenti arrivati.

Iniziano anche le richieste di intervento chirurgico e si programmano finalmente i primi interventi…

Una nuova sfida: l’autofinanziamento

Ora la vera sfida, è riuscire a far comprendere alla popolazione i costi delle diverse cure e dei farmaci. E’ così in tutta l’Africa in cui non c’è sanità pubblica; l’ospedale deve provvedere a finanziarsi ed i costi delle prestazioni sono al minimo per consentire l’avviamento dell’ospedale. La sostenibilità economica è cruciale; per ora non ci sono dati e la verifica, seppur rinviata, sarà fondamentale perché l’impresa vada avanti.

Spirito di squadra: premessa per far decollare l’ospedale

Il dr Jean, il dr Kalfando, la dr.ssa Silvy, il dr Arthur, gli specializzandi dr Dimitri e dr Igor, piano piano e  mettendo in gioco la loro disponibilità per far funzionare l’ospedale: saranno le colonne.

Il laboratorio analisi è partito, consente per ora una piccola serie di esami che  dovrà aumentare nel tempo con l’aquisizione di altri strumenti.

Dora la tecnica del laboratorio  è davvero brava a farlo funzionare con quasi niente !

Honorè, Christian, Franck, Eveline, Cledia sono infermieri desiderosi di imparare velocemente un’attività di gruppo e le tecniche per assistere e curare i pazienti.

Adel senior e Adel junior e Mariel,  le ostetriche,  avviano le CPN (Consultazioni PreNatali): è un grande aiuto, finalmente, per le mamme e i bambini.

Gli incaricati del governo verranno in modo gratuito ad istruire il personale ma soprattutto a far partire il programma di vaccinazioni per mamme e bambini.

Sifa e Nadine con cura quotidiana tengono pulito e in ordinegli ambienti. In questo ospedale tutti possono avere anche le lenzuola nei letti.  Sifa e Nadine ormai hanno imparato a far funzionare la nuova lavatrice e lavano lenzuola e divise  sporche. Avere un ospedale in ordine e pulito farà davvero la differenza!

Tante le difficoltà pratiche, ma si trovano sempre soluzioni

Ci sono tante situazioni pratiche da risolvere: qui niente è semplice perché siamo in un luogo lontano e dobbiamo cercare di far funzionare al meglio quel che c’è.

Le prestazioni si pagano ed è complicato conciliare sostenibilità dell’intero ospedale con i bisogni delle persone in difficoltà.

Per sovraintendere alla amministrazione e alla direzione medica vengono scelte due persone del luogo: il dr Muyumba e Irden; a loro spetterà l’arduo compito di amministrare l’ospedale facendo funzionare tutto con le poche risorse che ha!

Ho cercato di dare, ma quello che ho ricevuto è incommensurabile

Ho riscoperto che sono le persone il vero centro delle cure e con loro tutta la famiglia.

Ho sofferto moltissimo per la lingua e per la difficoltà di comprendersi, ma c’è un linguaggio, quello della carità, del rispetto l’un per l’altro che supera anche  i suoni delle parole. Le gestualità che provengono dal cuore  sovrastano le situazioni e rendono comprensibili cose anche difficili a spiegare.

L’impegno continua anche a distanza

Ora, a distanza, servirà un’ulteriore spinta perché questo sforzo notevole di coraggio e di provvidenza avuto dagli imprenditori locali di Economia di Comunione si realizzi nel far funzionare un ospedale per le persone più deboli e che possano curarsi con risorse economiche  adeguate.

Agli imprenditori di Economia di Comunione e in particolare ad Anastase N Kazembe della Bras Security, va il grande riconoscimento di aver reso possibile questo “miracolo di Luano”, al loro desiderio di una economia che guardi ai “piccoli della terra”, alla volontà di diffondere nelle persone che sarebbero “depredate” da costi di cura altissimi poter contare su una “speranza di salute”.

Ci siamo sentiti parte della “Fratelli Tutti”

Erano i  giorni in cui usciva l’enclica di papa Francesco  “Fratelli tutti” e vivevamo in una situazione interculturale e di periferia dell’Africa  che era in consonanza con quanto stava annunciando al mondo questa nuova enciclica.

Eravamo nei giorni in cui in Europa il virus della Sars-Covid stava riprendendo la sua virulenza e tutta la drammaticità di questa seconda ondata si stava percependo anche da quella parte del mondo.  La pandemia in Africa era un evento che le autorità politiche cercavano di arginare con campagne pubblicitarie. In realtà la popolazione sembrava non percepire la drammaticità e il pericolo incombente. Precauzioni e restrizioni erano adottate nei principali supermercati, nelle chiese cattoliche e in quelle protestanti se di grandi dimensioni.

Il trasporto locale, i taxi, i mercati diffusi erano affollati e spessissimo le persone erano incuranti delle norme di igiene personale e collettiva.

Dedizione e umanità hanno reso possibile “un miracolo”

Un grande sincero ringraziamento al dr Eugenio Ferri perché con dedizione paterna ha reso possibile “un lievito” di umanità e professionalità per questo ospedale e la sua operatività.

Speciale e non per ultimo bensì riconoscente il GRAZIE ad Amisa e Maria Pia Redaelli  i veri motori di tutta questa avventura!!!

Sono state loro il vero cemento del “miracolo di Luano”: la loro presenza e il loro lavoro, goccia dopo goccia, risolvendo problemi piccoli e grandi e “gettando nelle mani dell’Eterno Padre” ogni preoccupazione  han visto un’alba radiosa di questa nuova creatura.

Al ritorno trovo una seccante moneta da pagare: quindici giorni di isolamento perché ho soggiornato in un paese “sospetto”.

So di essere “covid free” eppure mi tocca questo lungo gratuito isolamento.

Per l’Ospedale Chiara Lubich di Lumumbashi… questo e altro.

 

Luciano Sguotti