Don Bledar, quando l’accoglienza genera accoglienza

Arrivato clandestinamente dall’Albania a 16 anni, Bledar finisce sotto i ponti e trova accoglienza presso un parroco fiorentino, cominciando un percorso che oggi lo ha portato ad essere sacerdote, animatore di una comunità che sa essere davvero “casa”

Da AgenSir Chiara Domenici

In parrocchia lo chiamano semplicemente don Blady, perché la sua storia è ormai la storia della sua comunità, le sue origini albanesi sono intrecciate con la cadenza fiorentina e il suo essere prete racconta un passato fatto di difficoltà, ma anche di tanto amore.

Don Bledar Xhuli è il parroco di Santa Maria a Campi Bisenzio, Firenze, e la sua è una vicenda davvero particolare, che in occasione del convegno ecclesiale del 2015, ha voluto raccontare personalmente a Papa Francesco.

Arriva in Italia a 16 anni con un passaporto falso, partito dalla città di Fier in Albania per trovare lavoro e aiutare così la famiglia, caduta in disgrazia dopo il crollo del regime. Dopo aver attraversato l’Adriatico, approda a Firenze, dove gli avevano detto che si dormiva e mangiava gratis, sì, ma se ti accontentavi di dormire sotto un ponte e pranzare alla Caritas; non una casa, non un posto dove stare, non un lavoro: non era questo che aveva sperato lasciando l’Albania.

È solo un ragazzino e i mesi trascorsi in questa situazione di stenti si fanno sempre più pesanti, la disperazione subentra ai rifiuti continui, alle porte chiuse in faccia, al freddo e alla fame. Ma un giorno bussa alla porta di chi ha fatto del Vangelo la sua missione: don Giancarlo Setti, che invece di dargli qualcosa da mangiare lo fa entrare in casa, si interessa a lui, alla sua situazione, lo ospita, lo aiuta a diplomarsi e a trovare lavoro.  leggi tutto