IN FILA PER LA VACCINAZIONE

Anche se non ci si conosce, un semplice gesto crea vicinanza e gratitudine

Prenotata per la prima dose del vaccino anti-Covid, mi sono recata al punto prescelto.  Lì constato con piacere che tutto è ben organizzato. Il personale addetto all’accoglienza aiuta a ricordare le norme del distanziamento con molta gentilezza e attenzione, magari ripetendo per tante volte le stesse informazioni.

Sono in fila e mi accorgo che accanto a me una signora anziana, fino a poco prima accompagnata da qualcuno, ora è sola. La invito a sedersi su di una sedia mentre attendiamo il nostro turno. La rassicuro dicendole che “non è sola” in quell’ambiente così immenso. Le rivolgo qualche parola guardandola negli occhi che sorridono ascoltandomi.

Nel frattempo arrivo all’ultimo step in dirittura finale. Ci invitano a sederci distanti l’uno dall’altro, davanti ad uno dei numerosi box.

Mi guardo attorno: vedo persone di tutti i tipi e di tutte le età. Si avverte nell’aria anche una certa preoccupazione. Non si parla, si attende fissando la tenda che fra poco si riaprirà. Questa incognita, seppur vicini, ci rende lontani gli uni dagli altri.

Alla mia destra scorgo un uomo in carrozzella accompagnato da una signora. Penso subito che forse posso cedere il mio posto, quando diranno “avanti un altro”: posso farlo perché dietro di me non c’è nessuno.

Glielo propongo e lui “voglio attendere qua dove sono… così ho il tempo di vincere un poco la paura.” Mi dice in tutta sincerità.

Vengo chiamata ed entro nel box. Cerco di muovermi con calma, pensando a come avrei potuto rendere più agevole quel momento per quella dottoressa che come una pallina di ping-pong passa da settore di sinistra a quello di destra gestendo due pazienti contemporaneamente.  “Va bene come ho preparato il braccio?” Le chiedo per non farle perdere tempo.

Lei mi ringrazia e procede. In cuore affido lei e quanti si stanno adoperando in mille modi per venirci incontro e rendere più “umana” questa inconsueta procedura.

Trascorso il tempo dovuto, mi alzo per uscire quando mi sento dire “Signora, la saluto e GRAZIE!”. Mi volto pensando che sicuramente non si stanno rivolgendo a me. Invece è il signore in carrozzella. Gli vado subito incontro.  “La ringrazio per il suo gesto che mi ha aiutato a superare il timore che sentivo”.

È proprio vero che ciò che si fa con il cuore resta sempre, anche se non ci si conosce.